mercoledì 10 agosto 2016

Crocefissi e mezuzot di stato





L'articolo [1] riferisce che la Lega vuole multare chi rimuove o vilipende il crocefisso che si trova in un ufficio pubblico; l'obbiettivo di ciò è quello di trasformare il crocefisso da simbolo religioso a simbolo di italianità - nonostante l'Unità d'Italia si sia svolta contro la chiesa cattolica.

E nonostante le minoranze religiose presenti nel nostro paese (tra cui gli ebrei, che hanno dato un contributo più che proporzionale alla loro consistenza numerica al Risorgimento e pure alla Resistenza) rispettino il crocefisso come simbolo di una fede (quella cristiana cattolica), ma rifiutino il volerne fare uno dei simboli dello stato, perché sanno che questo le priverebbe della pari dignità più ancora dei concordati del 1929 e del 1984.

Non tutti stimano lo stemma della Repubblica Italiana, ma esso ha evitato di cooptare simboli religiosi ad una funzione impropria - e non a caso, perché il suo autore, Paolo Paschetto, era valdese (vedi [2]).

Inoltre, chi si entusiasma tanto per questa proposta dovrebbe leggere con attenzione [3]: una ricerca svolta in Israele mostra che le numerose leggi che lì costringono gli ebrei a praticare la loro religione anche controvoglia (particolarmente vituperata è la mancanza del matrimonio civile - a cui i più abbienti rimediano sposandosi all'estero e chiedendo la trascrizione del matrimonio) stanno alienando gli ebrei dalla fede dei padri.

Particolarmente allarmati sono proprio gli ebrei religiosi, che vorrebbero che le persone praticassero la loro fede per convinzione, e non per coazione - sebbene l'ebraismo, al livello più elementare, si configuri come un'"ortoprassi" anziché un'"ortodossia", ovvero agire rettamente (pur controvoglia) val più dell'avere delle valide convinzioni che rimangono inerti.

E tutto questo nonostante la religione ebraica abbia più ancora di quella cristiana una funzione identitaria: per la maggior parte degli ebrei (tra le poche eccezioni ci sono lo scrittore A. B. Yehoshua e, a molte lunghezze di distanza per fama e qualità letterarie ed umane, il sottoscritto) non si può appartenere al popolo ebraico se non si professa una delle varietà della religione ebraica - ed è inutile negare (lo ammette lo stesso suo governo) che lo stato d'Israele è a misura degli ebrei, non di tutti i suoi cittadini.

Eppure proprio gli ebrei profondamente religiosi (e non legati all'establishment politico-religioso) si rendono conto che la fede è come l'amore: solo se puoi dire di no il tuo sì ha senso.

Una proposta di legge come quella leghista, se approvata, produrrebbe gli stessi effetti in Italia: farebbe del cristianesimo cattolico (già in declino nel favore dei battezzati) una statua di bronzo cavo a guardia di una tomba vuota - l'identità nazionale italiana, che i leghisti non sanno cosa sia, visto che cercano di decorarla con simboli ad essa estranei.

Se la gerarchia ecclesiastica cattolica fosse intelligente quanto gli ebrei intervistati in [3], si opporrebbe subito ad una proposta del genere, perché capirebbe che farebbe rischiare al cattolicesimo la fine del paganesimo - svuotato di senso quando diventò il culto dello stato, e facilmente soppiantato dal cristianesimo.

Non apprezzo tutte le manifestazioni del cristianesimo statunitense, ma è stato osservato che proprio la nazione occidentale che ha sancito la separazione della religione dallo stato con il Primo Emendamento, è la più religiosa (e la più cristiana) del mondo sviluppato - mi pare una bella controprova di quanto la proposta leghista sia inutile e rovinosa.

Mi hanno insegnato a non sottovalutare i leghisti, nemmeno quando sembrano le muse ispiratrici di Donald Trump (preceduto, nelle minacce di ricorrere alle armi dei suoi seguaci, da Umberto Bossi), e devo chiedermi se il loro obbiettivo a lunga scadenza non sia strumentalizzare il cristianesimo cattolico, ma sostituirlo con un culto idolatrico, magari della "razza piave", che ho tutti i motivi per aborrire.

Ci manca qui un Karl Barth che sappia attualizzare l'esperienza della "chiesa confessante" e della Dichiarazione di Barmen [4].

Raffaele Yona Ladu
Ebreo umanista

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