lunedì 16 gennaio 2017

Breve biografia

Sono nat* nel 1962, quindi ho ora 54 anni.

Quoziente d’intelligenza 156 – equivalente al 99° percentile, e quindi più che sufficiente per iscriversi al Mensa.

Ho la maturità classica, una laurea in Psicologia Generale e Sperimentale (dei bei tempi in cui il corso non era 3+2, ma quinquennale fin dall’origine), ho anche studiato filosofia e giurisprudenza.

Sono un* ebre* umanista, quindi ate*, appartenente alla Society for Humanistic Judaism.

Ciò non mi impedisce di avere la passione per la Bibbia ebraica (in fin dei conti, è la più importante opera scritta in lingua ebraica), che soddisfo studiando alla Facoltà Valdese di Teologia.

La scelta può sembrare strana, ma in tale facoltà si insegna il metodo storico-critico, che le comunità ebraiche ortodosse ed il loro Collegio Rabbinico invece rifiutano, e, essendomi sbattezzat*, non potrei certo frequentare una facoltà di teologia cattolica.

Non mi sono sbattezzato per convertirmi all'ebraismo umanista (la conversione era già avvenuta), ma per protestare contro una notizia riferita l’anno scorso dai giornali americani: alcune diocesi cattoliche USA avevano pagato dei lobbisti per impedire che passassero delle leggi che avrebbero reso più facile alle vittime dei pedofili, laici e religiosi, avere giustizia.

Lavoro in un’azienda del credito, e guadagno abbastanza bene. Fra dieci anni andrò in pensione.

Sono sposat* con una donna, amo mia moglie e le figlie di lei (avute da un precedente matrimonio), e sono abbastanza content* della mia famiglia.

Sono un militante sia per il movimento della neurodiversità, che per il movimento LGBTQIA+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Trans, Queer, Intersessuali, Asessuali, eccetera) – mia moglie ha presieduto l’Arcilesbica di Verona per dieci anni, e l'ho conosciuta lì.

Non posso fare a meno di confrontare l’ABA (che ho avuto la fortuna di NON subire) con le terapie riparative usate nel passato con omosessuali, bisessuali e transessuali, e denunciare l’inefficacia di tutte queste terapie, e la loro contrarietà ai diritti umani.

Tali terapie riparative hanno avuto i loro sostenitori sia tra i medici che tra i genitori, ma ora sono completamente screditate: nel migliore dei casi insegnavano a gabbare il/la terapeuta facendogli/le credere di essere diventat* eterosessuale cisgender.

Si può imbrogliare anche la macchina della verità, figuratevi se non si riesce ad ingannare un* terapeuta che ha tutto l’interesse a far credere di aver avuto successo, e che motiva alla menzogna perché se non viene turlupinat* somministra punizioni che arrivano alle scosse elettriche!

Anche l’ABA farà questa fine – è solo questione di tempo. E magari ce ne vorrà di meno che per le terapie riparative, visto che per gli autistici è quasi impossibile mentire.

La puzza di bruciato si comincia a sentire anche all'Istituto Superiore di Sanità - ho scorso le Linee Guida per l'Autismo, aggiornate all'Ottobre 2015, e ve ne riporto un brano tratto dalle pagine 44-45 (corsivi e grassetti degli autori, sottolineature mie):

[pag. 44] 
(...) 
Sintesi delle prove
Efficacia dei programmi intensivi comportamentali: risultati delle revisioni sistematiche 
Le revisioni a disposizione possono essere suddivise in due gruppi, a seconda della selettività e del rigore metodologico applicati:
  • revisioni inclusive, che comprendono studi per la maggioranza non randomizzati e in alcuni casi senza gruppo di confronto
  • revisioni restrittive, che comprendono solo studi con gruppo di confronto e conducono analisi più conservative, mantenendo per esempio un’analisi per sottogruppi a seconda dell’intervento di confronto.
Il gruppo delle revisioni inclusive fornisce prove coerenti nel sostenere l’efficacia del modello dell’analisi comportamentale applicata (ABA) su tutte le misure di esito valutate (QI, linguaggio, comportamenti adattativi) quando è confrontato con un gruppo eterogeneo di interventi non altrettanto strutturati: trattamento standard; interventi eclettici, cioè combinazione di interventi educativi e terapeutici senza strutturazione; interventi solo scolastici, cioè istruzione regolare o educazione speciale; ABA ma a intensità ridotta o con distinte modalità di erogazione, centrata sulla clinica o sui genitori. Emerge un’ampia variabilità nella risposta ottenuta a livello degli studi individuali sia nel gruppo che riceve l’intervento sperimentale sia nel gruppo di controllo, per cui il dato sintetico favorevole all’intervento sperimentale, espresso dalle metanalisi, perde parte del suo significato clinico
Il gruppo delle revisioni restrittive fornisce risultati non univocamente favorevoli all’intervento sperimentale nelle misure di esito valutate ma, ove positivi, più attendibili rispetto ai risultati prodotti dalle revisioni inclusive. 
[pag. 45] 
La prima revisione sistematica è condotta secondo una metodologia rigorosa e si basa su una ricerca di letteratura esaustiva; ha il merito di mantenere la distinzione tra i diversi confronti con cui l’intervento ABA (secondo il metodo Lovaas) è comparato. L’intervento ABA ha mostrato benefici a confronto con gli interventi standard e con gli interventi solo scolastici (istruzione regolare) per gli outcome funzionamento intellettuale (QI), comprensione del linguaggio, abilità sociali. I dati prodotti dalla metanalisi su studi di coorte retrospettivi hanno mostrato un effetto maggiore dell’ABA ad alta intensità rispetto a quello a bassa intensità nel migliorare il funzionamento intellettuale, le abilità comunicative, i comportamenti adattativi e il quadro clinico generale; i dati prodotti dalla metanalisi su studi di coorte concorrenti hanno dimostrato che l’ABA è superiore all’educazione speciale per vari outcome (comportamenti adattativi, comunicazione/interazione, comprensione e espressione linguistica, funzionamento intellettivo) nel medio termine (12 mesi), ma non nel lungo termine (3 e 9 anni). 
Dai pochi RCT inclusi nella revisione sistematica risulta che quando l’intervento ABA è posto a confronto con altri modelli di intervento altrettanto strutturati, come il DIR (Developmental individual-difference relationship based intervention), oppure con interventi strutturati che racchiudono alcuni elementi del modello ABA stesso, non emergono differenze di efficacia. Non sono quindi disponibili dati definitivi a sostegno dell’efficacia del modello ABA secondo il metodo Lovaas rispetto ad altri trattamenti attivi e altrettanto strutturati, cioè non ci sono ancora dati sufficienti per stabilire quale tra i vari modelli strutturati di intervento terapeutico sia il più efficace
Dalla seconda revisione sistematica del gruppo delle revisioni restrittive risulta che le prove attualmente a disposizione non sono sufficienti per stabilire che l’intervento ABI (Applied behaviour intervention) ottiene migliori esiti rispetto alla terapia standard (comunque contenente alcuni elementi del modello ABI) nei bambini con disturbi dello spettro autistico, per cui secondo gli autori sarebbe necessario che venisse condotto uno studio randomizzato controllato multicentrico, al fine di quantificare l’efficacia degli interventi al netto delle modificazioni naturali della storia del disturbo. 
Nel paragrafo Analisi delle prove, a pagina 47, sono riportati nel dettaglio i risultati di tutte le revisioni sistematiche.

In una parola: non c'è nessun* che può promettere che l'ABA migliori la vita delle persone autistiche in modo duraturo, e con risultati migliori di altri metodi eticamente meno discutibili. La scelta di ricorrervi ricade solo sui genitori, perché nessun* avrà mai la faccia di dir loro che era sicur* che fosse la cosa migliore.

Gli asterischi che ho usato in questo post indicano che non voglio scegliere se usare il genere grammaticale maschile o femminile, e li uso perché sono una persona “gendervague”, ovverosia il sintomo più evidente della Sindrome di Asperger che mi è stata diagnosticata è la fluidità di genere – alle volte mi identifico come uomo, alle volte come donna, e vorrei un corpo di intermedie caratteristiche.

Non ritengo questa caratteristica patologica oppure dannosa (in Francia e Danimarca la “disforia di genere” è stata espunta dai manuali diagnostici – non è più considerata una malattia), anche se mi piacerebbe che pure in Italia fosse possibile fare come a Malta od in Irlanda, ovvero che uno va dal notaio e con un atto si fa cambiare il genere anagrafico senza affrontare cure medico/chirurgiche devastanti e costose cause in tribunale. Se un* vuole comunque cambiare il suo corpo lo fa a suo gusto, e non per uniformarlo all’ideale di mascolinità o femminilità che hanno medici e giudici.

Non credo infatti nel binarismo dei sessi e dei generi. Quando Genesi 1:26 scrive “maschio e femmina Dio li creò”, descrive gli estremi di uno spettro, non le due sole possibilità offerte all’essere umano.

Questa figura retorica (indicare solo gli estremi per alludere a tutto lo spettro) si chiama “merismo”, è attestata diverse volte nella Bibbia, ed i/le rabbin* che preferisco interpretano così anche Genesi 1:26.

Ed i/le teolog* cattolic* che sostengono che uomo e donna sono di due specie distinte, e perciò non ci può essere passaggio dall’un* all’altr*, si pongono contro la Bibbia ebraica, la filosofia di Aristotele e la dottrina di Tommaso d’Aquino.

Infatti in ebraico “osso” ed “essenza” si designano con la medesima parola, “‘etzem”; quindi, quando in Genesi 2:23 Adamo vede Eva per la prima volta e dice: “Questa, finalmente, è osso delle mie ossa”, afferma che lui e lei sono della medesima essenza, o specie.

Aristotele e Tommaso d'Aquino sostenevano che uomo e donna appartengono alla medesima specie, e che la differenza tra i due è di tipo - filosoficamente quindi il passaggio dall’un* all’altr* è possibile, ed il problema è solo tecnico, non ontologico o morale.

Paradossalmente, io, proprio io, faccio la figura del* tradizionalista legat* alla lettera del testo biblico (che posso leggere in originale), alla filosofia antica (posso provare a leggerla in originale) ed alla teologia medievale (la leggo in originale), mentre i/le teolog* che critico fanno la figura degli/le imprudenti che puntellano la loro visione del mondo discriminatoria (innanzitutto verso le donne!) con teorie improvvisate di cui non hanno ben valutato né le premesse né le conseguenze.

Raffaele Yona Ladu Âû
Ebre* gendervague



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