domenica 30 novembre 2014

Jonathan Sacks ad Humanum



[3] Sexual Reproduction One Billion Years Ago

L'articolo [1] copia, censurando alcune immagini ardite agli occhi dei redattori di Kolot, [2], in cui Jonathan Sacks, rabbino capo emerito (ortodosso) dell'Impero Britannico ha voluto spiegare la posizione ebraica tradizionale sul matrimonio, e l'importanza che gli ebrei danno alla famiglia.

C'è un errore scientifico in quello che dice: il far risalire la riproduzione sessuata ad una coppia di pesci fossili rinvenuta in Scozia, e vissuta 385 milioni di anni fa. Saranno stati i primi vertebrati "colti in flagrante", ma la riproduzione sessuata è attestata da ben più tempo, come mostra [3].

Tornando dalla scienza all'ebraismo, tutto il discorso che fa è molto interessante, ma ci sono alcune cose che distinguono il discorso di rav Sacks da quelli che fanno i ciellini che lo hanno ospitato (non integralmente - cosa c'era nelle parti omesse?).

La prima è che il racconto della creazione non viene inteso qui come la prescrizione di una complementarietà necessaria nel disegno divino tra uomo e donna: quando Sacks parla della complementarietà dei sessi, egli cita soltanto il filone maggioritario delle scienze biologiche attuali, e non la tradizione ebraica.

Poiché le scienze sono in evoluzione, è possibile che un rabbino del futuro, nemmeno troppo lontano, debba ritrattare almeno parzialmente il discorso - rav Sacks non ha impegnato la tradizione ebraica, ma solo le scienze, ed i suoi successori (che non hanno comunque alcun dovere di dargli ragione) sono perciò liberi di dire: "Avevamo frainteso".

Invece la chiesa cattolica ci ha impegnato la sua pretesa di infallibilità.

Un'altra cosa interessante è il concetto di "berit = patto"; non sono del tutto d'accordo con quello che dice rav Sacks, ma è notevole il fatto che qualsiasi rapporto interumano basato sulla "emunah = fides" si qualifichi come tale; si può privilegiare la coppia eterosessuale, ma essa non squalifica gli altri rapporti tra persone.

Nel caso dei rapporti intimi tra più di due persone, Sacks parla di adulterio, ma il poliamore è un'altra cosa. Si può obbiettare a Sacks quello che i da me criticati Rafael Castro e John McNeill obiettano all'opinione tradizionale sull'omosessualità maschile: la Bibbia ebraica si oppone ai rapporti intimi che avevano corso all'epoca in cui fu scritta, caratterizzati dalla diseguaglianza e dall'oppressione, non a cose inconcepibili allora come le coppie omosessuali stabili.

Inutile dire che non condivido il rammarico di Sacks per l'affermarsi della concezione liberale per cui quello che non nuoce non c'è motivo di proibirlo. Sacks non si rende conto che essa non è che il risvolto della legge della reciprocità che egli loda tanto, in quanto ebraica e cross-culturale.

Se tu non devi fare agli altri quello che non vuoi si faccia a te stesso (bShabbat 31a), gli altri non devono impedirti di fare quello che a loro non fa danno.

Raffaele Yona Ladu


martedì 4 novembre 2014

Churchmaker


[2] Humanum


Il blog cattolico LGBT americano New Ways Ministry pubblica il preoccupato articolo [1], in cui si annuncia per il 17-19 Novembre 2014 una Conferenza in Vaticano sulla “complementarietà nel matrimonio”, organizzata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, il Pontificio Consiglio per la Famiglia, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani - [2] è il suo sito web.

La preoccupazione del blog è che il convegno voglia sigillare le aperture che si sono avute nel Sinodo, mostrando che, se la chiesa cattolica è divisa, le altre chiese e religioni non lo sono.

Io vedo una minaccia più grave: verranno invitate chiese cristiane LGBT-friendly (come l’United Church of Christ, che fece causa allo stato del North Carolina, perché riteneva il divieto di matrimonio omosessuale una lesione della propria libertà religiosa)? O le denominazioni ebraiche (vi accenno qui) che non solo celebrano matrimoni omosessuali, ma ordinano anche rabbine e rabbini omosessuali e transgender? E, qualora invitate, saranno franche o diplomatiche?

Il rischio non è soltanto che vengano ristretti gli spazi per le persone LGBT all’interno della chiesa cattolica, ma che si cerchi di dare ad intendere che le confessioni religiose omofile siano delle piccole minoranze, che non infirmano sostanzialmente il consenso che ci sarebbe a questo proposito a livello ecumenico ed interreligioso.

E questo autorizzerebbe una stretta nell'ecumenismo e nel dialogo: se una comunità religiosa vuole stabilire dei rapporti con il Vaticano, dovrà professare che il matrimonio può essere solo tra un uomo cisgender eterosessuale ed una donna cisgender eterosessuale (sono contento che il mio matrimonio esca da questa definizione) - altrimenti verrà snobbata, indipendentemente dal numero dei suoi fedeli, e dalla qualità della sua teologia e del suo impegno per la promozione umana.

In [3] avevo detto che l’omofobia sarebbe stata la campana a morto dell’ecumenismo e del dialogo; devo dire che il Vaticano si sta dimostrando più sofisticato di come temevo: non pretende più di essere l’unica vera religione, ma vuole stabilire i criteri con cui riconoscere una religione sinceramente ispirata da Dio.

L’ecumenismo ed il dialogo non vengono chiusi, ma portati avanti alle sue condizioni; da “the one and only Church”, la chiesa cattolica vuol diventare la “Churchmaker”.

Gramsci avrebbe molto da dire in proposito, in quanto la Chiesa mostra di essere passata dalla pretesa di dominare le coscienze delle persone, al tentativo di stabilire su di loro l’egemonia.

Bisogna chiedersi se è opportuno lasciarglielo fare - il rischio è, oltretutto, che si crei una mentalità, anche tra i giuristi di professione, per cui una comunità religiosa LGBT-friendly vale meno di una omofoba, perché le manca il riconoscimento del Vaticano, ed un'eventuale azione legale contro una legge che leda (incidentalmente o deliberatamente) la sua libertà religiosa, non va presa sul serio, perché non le si riconosce un afflato religioso.

Raffaele Yona Ladu