martedì 4 novembre 2014

Churchmaker


[2] Humanum


Il blog cattolico LGBT americano New Ways Ministry pubblica il preoccupato articolo [1], in cui si annuncia per il 17-19 Novembre 2014 una Conferenza in Vaticano sulla “complementarietà nel matrimonio”, organizzata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, il Pontificio Consiglio per la Famiglia, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani - [2] è il suo sito web.

La preoccupazione del blog è che il convegno voglia sigillare le aperture che si sono avute nel Sinodo, mostrando che, se la chiesa cattolica è divisa, le altre chiese e religioni non lo sono.

Io vedo una minaccia più grave: verranno invitate chiese cristiane LGBT-friendly (come l’United Church of Christ, che fece causa allo stato del North Carolina, perché riteneva il divieto di matrimonio omosessuale una lesione della propria libertà religiosa)? O le denominazioni ebraiche (vi accenno qui) che non solo celebrano matrimoni omosessuali, ma ordinano anche rabbine e rabbini omosessuali e transgender? E, qualora invitate, saranno franche o diplomatiche?

Il rischio non è soltanto che vengano ristretti gli spazi per le persone LGBT all’interno della chiesa cattolica, ma che si cerchi di dare ad intendere che le confessioni religiose omofile siano delle piccole minoranze, che non infirmano sostanzialmente il consenso che ci sarebbe a questo proposito a livello ecumenico ed interreligioso.

E questo autorizzerebbe una stretta nell'ecumenismo e nel dialogo: se una comunità religiosa vuole stabilire dei rapporti con il Vaticano, dovrà professare che il matrimonio può essere solo tra un uomo cisgender eterosessuale ed una donna cisgender eterosessuale (sono contento che il mio matrimonio esca da questa definizione) - altrimenti verrà snobbata, indipendentemente dal numero dei suoi fedeli, e dalla qualità della sua teologia e del suo impegno per la promozione umana.

In [3] avevo detto che l’omofobia sarebbe stata la campana a morto dell’ecumenismo e del dialogo; devo dire che il Vaticano si sta dimostrando più sofisticato di come temevo: non pretende più di essere l’unica vera religione, ma vuole stabilire i criteri con cui riconoscere una religione sinceramente ispirata da Dio.

L’ecumenismo ed il dialogo non vengono chiusi, ma portati avanti alle sue condizioni; da “the one and only Church”, la chiesa cattolica vuol diventare la “Churchmaker”.

Gramsci avrebbe molto da dire in proposito, in quanto la Chiesa mostra di essere passata dalla pretesa di dominare le coscienze delle persone, al tentativo di stabilire su di loro l’egemonia.

Bisogna chiedersi se è opportuno lasciarglielo fare - il rischio è, oltretutto, che si crei una mentalità, anche tra i giuristi di professione, per cui una comunità religiosa LGBT-friendly vale meno di una omofoba, perché le manca il riconoscimento del Vaticano, ed un'eventuale azione legale contro una legge che leda (incidentalmente o deliberatamente) la sua libertà religiosa, non va presa sul serio, perché non le si riconosce un afflato religioso.

Raffaele Yona Ladu

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