lunedì 30 marzo 2015

Licenza di odiare

[1] Gay e libertà religiosa, Tim Cook: le leggi pro-discriminazione sono pericolose

[2] Indiana, i gay potranno essere discriminati. Per legge

[3] On Religious Liberty and LGBT Rights, Catholics Must Pursue Third Way



Il governatore dell'Indiana Mike Pence firma la legge discriminatoria, attorniato dai leader religiosi che l'appoggiano

Il 26 Marzo 2015 il governatore dell’Indiana ha firmato una legge che vieta l’emanazione di leggi statali od ordinanze locali che rechino grave pregiudizio all’esercizio della libertà religiosa – e non solo alle chiese, od alle organizzazioni caritatevoli religiose, ma anche agli imprenditori ed agli esercizi pubblici.

La norma è stata interpretata come antigay, ed è un vero peccato che molti leader religiosi (tra cui uno che, a giudicare dalla foto pubblicata sopra, sembra un rabbino ortodosso) chiaramente identificabili abbiano voluto appoggiarla facendosi fotografare accanto al governatore mentre la firmava.

Rifiutarsi di servire una persona quando chiede una cosa onesta che può onestamente pagare vuol dire odiarla – una legge simile dichiara che parte essenziale della religione è l’odio per chi non le si conforma, e chi ha voluto appoggiarla ha dato una pessima immagine della propria fede.

Non tocca a me difendere chi si inguaia sapendo quello che fa – vorrei però spiegare un paio di cose a chi ha preso troppo alla lettera Matteo 5:43, “Voi avete udito che fu detto: ‘Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico’” [Nuova Riveduta].

Tra essi troviamo rav Shmuley Boteach (non è in quella foto), rabbino ortodosso ammirevole per molte cose, ma criticabile per altre, e soprattutto per quello che pensa dell’odio (qui cito uno dei tanti articoli che esprimono la sua opinione in proposito).

Gli ha risposto qui il pedagogo Richard L. Curwin, che si occupa di bimbi “con necessità particolari” al David Yellin College di Gerusalemme; io aggiungo un’altra risposta: il celeberrimo psicoanalista freudiano Otto Kernberg (1928-vivo!) avverte che i disturbi di personalità nascono quando non si è in grado di integrare gli oggetti interni buoni con quelli cattivi, giungendo ad una rappresentazione unitaria delle persone.

Che cosa può causare questa sventura? Uno dei fattori più importanti per lui è l’eccessiva aggressività interna all’infante.

Questo consente di ritenere l’odio un potente fattore psicopatologico, e legittimarlo come fa Boteach vuol dire prepararsi a creare persone che rendono infelici altre persone (il nevrotico nuoce a se stesso, chi ha un disturbo di personalità nuoce agli altri, e spesso gravemente).

Il detto di Gesù (riportato una volta soltanto, quindi sospetto) “Fu detto … odia il tuo nemico” non trova corrispondenza nella Bibbia ebraica; semmai vi si possono trovare questi versetti (Esodo 23:4-5):
4 Quando incontrerai il bue d’un tuo nemico [oyivkha], o l’asino suo, smarrito, glielo restituirai.

5 Quando vedrai l’asino di chi ti è malevolo [sonaakha], coricato sotto la sua soma; ti asterrai d’abbandonare a lui solo la cura, ma l’assisterai a scaricare.
Questa traduzione ebraica, di Samuel David Luzzatto, risale al 1858, e questo spiega il suo stile; chi preferisce più moderne traduzioni cristiane si serva qui.

La spiegazione che di solito si dà a questi versetti è che cercano di combattere l’odio in modo indiretto: non si può agire sulle emozioni (per i motivi ben spiegati da Curwin), ma si può combattere la loro influenza sul comportamento di una persona.

Hai un nemico e ti imbatti nel suo bove o nel suo asino che sono scappati? Lascia perdere quello che provi per lui e glieli riporti.

Qualcuno ti vuole male ed il suo asino non sta in piedi da quanto è carico? Anche se il suo padrone ti vuole male, aiutalo ad alleggerire la povera bestia.

È stato inoltre fatto notare che se uno trovasse sia l'animale del suo amico che quello del suo nemico, dovrebbe restituire per primo l'animale del suo nemico – perché questo è un preciso dovere, mentre restituire l'animale all’amico è una cosa che si deduce dal sentimento d’amicizia e dal dovere di umana solidarietà.

Idem se si dovesse scegliere se aiutare chi ci vuol bene o chi ci vuol male ad alleggerire il proprio asino: chi ci vuol male ha la precedenza!

Ponendo dei limiti alle manifestazioni di inimicizia, quei versetti cercano di impedire che degeneri tanto da rendere impossibile il riappacificarsi, e sopiscono l’odio, sentimento non legittimato dalla Bibbia.

Si può anche ricordare che nel racconto di Sodoma e Gomorra, noi abbiamo due persone (Abramo e Lot) che, quando si rendono conto che Dio vuole distruggere le due città, anziché gongolare perché Dio finalmente liquida due città che vivono in antitesi ai loro valori, cercano di salvarle a tutti i costi: Abramo mette a repentaglio la sua amicizia con Dio mercanteggiando con grande insistenza, Lot offre le figlie in spose ai sodomiti, sperando così di convincerli a rinunciare alla loro malvagità.

Con ogni probabilità Abramo e Lot non provavano nulla di positivo verso gli abitanti di Sodoma e Gomorra, ma si erano resi conto che non doveva essere l'odio a guidare le loro azioni, bensì la solidarietà umana.

Mi spiace per Boteach, che ha capito il contrario.

Raffaele Yona Ladu


martedì 24 marzo 2015

Dio per l'ebraismo umanistico

Non essendo sempre chiaro che cos'è l'ebraismo umanistico, ed in che cosa si differenzia dalle altre forme di ebraismo, ho pensato di tradurre la voce "God = Dio" della "Guide to Humanistic Judaism = Guida all'ebraismo umanistico" della "Society for Humanistic Judaism = Società per l'Ebraismo Umanistico".

Buona lettura.

(inizio)

Dio

Storicamente, la credenza nell'esistenza di dei o di Dio è stata parte importante della maggior parte delle culture. Gli dei sono esseri sovrannaturali con poteri straordinari che godono dell'immortalità. Dio è un Essere Supremo, onnisciente ed onnipotente, che ha creato il mondo e lo governa.

Il monoteismo è la credenza che ci sia solo un Dio. Il monoteismo etico è la credenza che quest'unico Dio sia giusto. Sin dal settimo secolo AEV (Ante Era Volgare), l'establishment religioso degli ebrei ha abbracciato l'idea del monoteismo etico. Yahveh, il Dio degli Ebrei, divenne il Dio dell'universo.

Fino all'epoca dei filosofi greci, nessuno sentì il bisogno di provare l'esistenza degli dei o di Dio. La gente semplicemente la presupponeva. Nel quarto secolo AEV, un'epidemia di scetticismo pubblico fece nascere una nuova disciplina chiamata teologia. La teologia è la "scienza" della divinità. Uno dei suoi scopi principali è provare l'esistenza di Dio. [La teologia è l'unica disciplina accademica di cui sia necessario dimostrare l'esistenza dell'oggetto di studio. La biologia non deve provare l'esistenza della vita; né l'antropologia deve provare l'esistenza delle persone].

I due argomenti teologici più popolari per provare l'esistenza di Dio erano l'argomento della causa e l'argomento del progetto. Qualsiasi cosa - compreso l'universo stesso - deve avere una causa. Il mondo ha bisogno di un fattore di mondi. Un perfetto progetto esige un perfetto progettista. Ma, per la maggior parte dei devoti, gli argomenti teologici erano irrilevanti. Loro adoravano Dio perché era costume farlo, o perché avevano avuto esperienze spirituali "dirette".

Con l'arrivo dell'Illuminismo, riapparve lo scetticismo. Sia la giustizia che la stessa esistenza di Dio furono messe in discussione. Il filosofo Immanuel Kant dimostrò che non si poteva dimostrare né l'esistenza, né l'inesistenza di Dio. Se è lecito chiedere chi ha fatto il mondo, è altrettanto lecito chiedere chi ha fatto Dio. Questo sistema l'argomento della causa. Per quanto riguarda il progetto, è in funzione di uno scopo. Un buon Dio ha creato lui il cancro, ed a che lodevole scopo?

Dopo Kant, la teologia ha spostato l'enfasi dalle dimostrazioni all'esperienza religiosa, all'esperienza di Dio come fenomeno psicologico. Alla fine, la teologia è degenerata in una discussione sulla "necessità di credere". Dio non era più un essere obbiettivo con un'esistenza indipendente. Divenne un essere soggettivo, un'illusione conveniente per le persone che non potevano sopportare di vivere senza di lui.

Come diventava meno credibile un Essere Supremo giusto, la teologia si volse a ridefinire la parola Dio. Dio divenne  la natura, l'amore, la bontà, l'energia positiva. La motivazione per questa ridefinizione è discutibile. Se Dio si riferisce ad un unico essere sovrannaturale, allora è ovvia la necessità della parola. Ma se Dio si riferisce ad energie e valori per cui si trovano altre parole, allora va messa in dubbio l'utilità della parola Dio. Se Dio è amore, perché non usare semplicemente la parola amore? Se Dio è natura, perché non usare la parola natura? La maggior parte della teologia moderna è una versione intellettuale dei "vestiti nuovi dell'imperatore" - parole senza un vero significato.

Oggi la teologia fornisce sei credenze alternative a proposito di Dio:

1. Teismo: credere in un Essere Supremo, un Dio creatore sovrannaturale che risponde alla preghiera ed al culto, ed interviene attivamente nelle vite delle persone.

2. Deismo: credere in un Essere Supremo, un Dio creatore sovrannaturale che non può rispondere alla preghiera ed al culto, e che non interviene nelle vite delle persone.

3. Panteismo: credere che Dio e la natura siano una ed una sola cosa, o che Dio ed un parte della natura, come la vita, siano una ed una sola cosa.

4. Agnosticismo: non sapere se esiste o meno un Essere Supremo.

5. Ateismo: credere che un Essere Supremo non esiste.

6. Ignosticismo: ritenere che la questione dell'esistenza di Dio non abbia senso perché non ha conseguenze verificabili.

L'ebraimo umanistico è incompatibile con il teismo. Non c'è prova che esista un essere cosciente sovrannaturale che risponde ai problemi personali degli esseri umani e che intervenga deliberatamente negli affari dell'umanità in risposta alla preghiera o per garantire la giustizia. La maggior parte dei credenti progressisti nega con vigore di credere in un siffatto Dio antropomorfico.

L'ebraismo umanistico può essere compatibile con il deismo, se il deista non ritiene necessario adorare un Dio creatore e se il deista non attribuisce autorità morale a tal Dio.

L'ebraismo umanistico è incompatibile con il panteismo. Chiamare Dio la natura è una confusione verbale. Chiamiamola natura e basta.

L'ebraismo umanistico è compatibile con l'agnosticismo. Molti, se non la maggioranza degli ebrei umanistici si descriverebbero come agnostici.

L'ebraismo umanistico è compatibile con l'ateismo - ma non con l'ateismo aggressivo. L'ateismo aggressivo presume che negare l'esistenza di Dio sia di fondamentale significato filosofico e sociale. Gli ebrei umanisti sostengono che affermare il potere, la responsabilità e la dignità umana sia la cosa più importante.

L'ebraismo umanistico è compatibile con l'ignosticismo. Molti ebrei umanisti trovano la questione dell'esistenza di Dio insensata e perciò evitano di parlare di Dio.

Gli ebrei umanisti riconoscono l'importanza degli dei e di Dio nella storia umana ed ebraica. La divinità è la proiezione della prima e principale esperienza umana, la dipendenza del figlio dai genitori. Il patriarcato, la monarchia e la religione tradizionale vanno a braccetto. Proprio come la famiglia esige un paterfamilias, e la nazione esige un re e padre, così l'universo esige un Dio padre (nelle culture matriarcali, si può sostituire "madre" a "padre").

L'individualismo e la democrazia moderni negano questa visione della società e dell'universo. La credenza in Dio trae molta della sua energia emotiva dall'attaccamento storico alla famiglia autoritaria. L'ebraismo umanistico riflette il fatto che questo attaccamento originario non è più né appropriato né utile.

(Vi faccio grazia della bibliografia)

(fine)

Raffaele Yona Ladu

lunedì 23 marzo 2015

Un Dio arbitro di molti popoli - di Michael Walzer, pubblicato da "Il Sole 24 Ore"

[1] Un Dio arbitro di molti popoli / Michael Walzer

[2] La politica di Dio / Gianfranco Ravasi

Si consiglia caldamente la lettura dell'articolo [1] pubblicato nell'inserto domenicale de Il Sole 24 Ore di Domenica 22 Marzo 2015; è un articolo di notevole interesse, anche se va tenuto presente quello che osserva Gianfranco Ravasi nell'articolo [2], che recensisce un recente libro del medesimo autore: alcune aporie se le sarebbe risparmiate se avesse fatto uso della moderna esegesi biblica, che insegna a non prendere il testo alla lettera, ma a chiedersi quali ideali ed obbiettivi il suo autore umano si proponeva - sarebbe riuscito in quel caso a rintracciare dei punti in comune tra opzioni solo apparentemente contraddittorie.

Ciononostante, è utilissima l'osservazione di Michael Walzer: contrariamente a quello che molti credono, la Bibbia ebraica consente il pluralismo religioso - anche se è un pluralismo esterno al popolo ebraico.

Buona lettura, RYL

lunedì 9 marzo 2015

Ora si certifica meno

[1] Israel ends ban on hotels having Christmas trees

[2] Qui non si certifica

Nell'articolo [2] avevo lamentato che quando si comincia a certificare le qualità intrinseche di qualcosa, si finisce sempre con il certificare lo stile di vita di chi la serve al pubblico, e l'esempio migliore sembrava il comportamento del Gran Rabbinato d'Israele e dei suoi mashgichim, dei suoi ispettori della kashrut.

[1] dice che il Gran Rabbinato ha finalmente ceduto: ha imposto agli ispettori che operano negli alberghi di limitarsi a controllare gli ingredienti dei cibi (devono loro garantire che siano preparati in modo kasher), senza più condizionare la concessione del brevetto di kashrut alla piena osservanza della legge religiosa ebraica.

Un albergo ora è kasher perché serve cibo kasher - ma può esporre un albero di natale, accettare pagamenti di sabato, usare ascensori normali anziché sabbatici (quelli sabbatici funzionano ad orario come i treni), eccetera.

Questo è avvenuto perché l'NGO Hiddush [= Innovazione], diretta dal rabbino riformato Uri Regev, e con lo scopo di favorire la libertà religiosa, ha minacciato di far causa al Gran Rabbinato, sulla base di una vecchia sentenza della Corte Suprema che appunto limitava l'autorità dei mashgichim al verificare le qualità intrinseche del cibo, non lo stile di vita di chi lo serviva.

Ottimo!

Raffaele Yona Ladu