mercoledì 29 aprile 2015

Trans-specismo ebraico

Sono un appassionato di fantascienza, e mi sono chiesto una volta se un alieno potrebbe diventare ebreo, e la risposta l'ho trovata nel pensiero di  Abraham Joshua Heschel (1907-1972).

Come ho già osservato qui, per Heschel non esiste una natura umana; come definisce egli l'uomo, allora? Nelle pagine 140 e 141 (paragrafo Ethos e pathos) del citato libro Il pensiero ebraico nel Novecento / a cura di Adriano Fabris si trova questo brano (corsivi dell'autore, sottolineature mie):
La definizione dell'uomo come immagine di Dio è fondamentale per comprendere la dimensione etica dell'uomo. Se l'uomo è a immagine di Dio, significa che "l'uomo può agire a somiglianza di Dio" (Heschel, 1969a, p. 242). Introducendo la dialettica tra "essere uomo" ed "essere umano", il nostro autore sottolineava come to be (essere) nell'orizzonte dell'ontologia e dell'antropologia biblica sia sempre un to obey (obbedire). L'uomo si sente investito di un compito e si sente richiesto da Qualcuno. "Sono comandato, perciò sono" (Heschel, 1970, p. 209). "Vi è un innato senso di debito nella coscienza dell'uomo [...] il senso di debito è il pathos dell'essere uomini" (Heschel, 1971, p. 170). Il senso di debito si esprime nell'obbedienza rivolta a Dio. Attraverso una fenomenologia del bisogno Heschel cerca di individuare come l'etica preceda l'ontologia, il dover essere fonda l'essere.
Il nostro autore definisce l'uomo come un essere di bisogno: l'uomo non ha solo delle necessità o dei bisogni, ma è essenzialmente un essere di bisogno.
All'uomo importa non solo di essere soddisfatto, ma di essere anche in grado di soddisfare, di costituire egli stesso una necessità, non soltanto di avere delle necessità. I bisogni personali vanno e vengono, ma una sola ansia rimane: sono io necessario? Non vi è uomo che non sia stato mosso da questo interrogativo ansioso (Heschel, 1970, p. 199).
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Credo che in questo sia la chiave: chiunque si senta "richiesto da Qualcuno" è un essere umano nel senso di Heschel, anche se un biologo rifiuterebbe di ascriverlo alla specie umana, od un informatico lo definirebbe un prodotto hardware e/o software particolarmente sofisticato.

Mi rendo conto di andare oltre Heschel, ma questo non solo risponde favorevolmente al mio interrogativo, ma permette di considerare la serie a fumetti Il gatto del rabbino / Joann Sfar, ed il film che ne è stato tratto, cose tutt'altro che oziose.

Se un animale riesce a comunicarci (per il momento è solo una fantasia) il suo sentirsi "richiesto da Qualcuno", è umano dal punto di vista halakhico, e candidabile al giyur = conversione.

Resta l'interessante problema: i bisogni LGBT delle persone sono bisogni di Dio, nel senso di Heschel? Altro brano da citare (pp. 141-142) (corsivi dell'autore, sottolineature mie):
Riconoscere questo bisogno fondamentale, cioè di essere una necessità di Dio, rende possibile la distinzione tra bisogno autentico e inautentico. Nel bisogno autentico è il fine, appunto la sollecitudine divina, ciò che è buono agli occhi di Dio e dunque per l'uomo, che genera i vari bisogni, evitando che questi diventino dei fini per l'uomo. "I bisogni autentici sono bisogni di Dio" (Heschel, 1969a, p. 426). I bisogni inautentici sono quei bisogni che l'uomo pone a fine della sua azione. Il pathos dell'uomo permette di mantenere distinti il fine dal bisogno, cosicché sia il fine a determinare il bisogno e non viceversa. Il pathos fa sì che i fini diventino bisogni dell'uomo, in modo tale che l'amore per gli altri e il dovere in genere non sono più un fine a cui devo adeguarmi, ma una mia sollecitudine, una necessità e un bisogno. In tal senso parla Heschel (Heschel, 1970, p. 275) della "conversione dei bisogni". Questa conversione avviene attraverso l'educazione alla sapienza.
La mia risposta è che i bisogni LGBT hanno la stessa dignità di quelli eteronormati, perché tutte le persone desiderano essere necessarie per altre persone. Potrei pensare che una relazione valida non è quella in cui ognuno sente il bisogno dell'altro, ma quella in cui ognuno sa di essere necessario all'altro.

Il movimento conservatore, a cui Heschel appartenne dal 1945 alla morte, celebrando matrimoni religiosi omosessuali, ammettendo al rabbinato persone omosessuali, bisessuali, transessuali, e sostenendo il matrimonio egualitario, ha dato una risposta simile alla mia.

Non conosco la risposta personale di Abraham Joshua Heschel, ma so che la figlia Susannah Heschel (in ottima salute - non so quando è nata perché ha convinto tutti i siti con la sua biografia ad omettere l'anno di nascita) sostiene i diritti LGBT.

Ha pure convinto molti ad aggiungere un'arancia al piatto del Seder Pesach per rappresentare l'inclusione delle persone LGBT, ed ha scritto un bell'articolo per commemorare la marcia su Selma a cui partecipò nel 1965 il suo illustre babbo.

Abraham Joshua Heschel (il secondo da destra) a Selma

Raffaele Yona Ladu

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