sabato 30 maggio 2015

Come NON legalizzare la prostituzione



L'articolo [1] dà conto di alcune proposte di legge volte a legalizzare la prostituzione in Italia, e penso sia opportuno cominciare precisando che NON sono un abolizionista.

La prostituzione è una realtà estremamente variegata in cui solo una minoranza è effettivamente vittima della tratta (e merita pertanto tutto l'aiuto possibile), mentre le altre (nel post si usa sempre il femminile, ma vanno intese di ogni genere: femminile, maschile, non binario) lo fanno per scelta più o meno coartata dalle circostanze - come per chi sceglie un qualsiasi altro lavoro.

Trattare tutte le prostitute come schiave da redimere non ha pertanto senso, e tutti i tentativi di ostacolare la prostituzione finiscono solo con il peggiorare la vita delle prostitute. La polizia deve proteggere le prostitute almeno come protegge le banche, e colpire chi le schiavizza nella tratta almeno come chi sfrutta la manodopera in nero.

L'abolizionismo spesso esprime la volontà di mettere la sessualità (femminile innanzitutto) sotto tutela - va accettato invece il fatto che essa (come ogni attività umana) ha un valore economico, e che, finché nessuno subisce danno, non c'è nulla di male che vi sia chi vuol vivere producendo e scambiando quel valore.

Ammetto di non avere un'idea precisa di come si dovrebbe fare per tutelare le prostitute e colpire i papponi, e per questo ho letto l'articolo [1], trovando però le varie proposte elencate assai criticabili.

Due punti si ritrovano in diverse proposte, e non mi piacciono proprio.

Il primo è la possibilità offerta ai comuni sotto i diecimila abitanti di vietare l'esercizio della prostituzione, il secondo è la possibilità di TSO “a carico di persone per le quali sussiste fondato motivo di ritenere che sono abitualmente dedite all'esercizio della prostituzione”.

Sul primo punto, penso che sia la narrativa che i ricordi delle persone anziane concordino che anche in paesi di poche centinaia di anime possono vivere comodamente delle prostitute, quindi la soglia delle diecimila persone non ha una motivazione economica.

Temo invece che abbia questo obbiettivo: dividere i comuni italiani in "Gemeinschaften = Comunità" e "Gesellschaften = Società".

La dicotomia è stata coniata da Tönnies e ripresa da Weber, e si può riassumere dicendo che in una "Gemeinschaft" uno entra senza averlo scelto, ed i rapporti sociali sono diretti, personali, basati sul sentimento e diretti dalla tradizione; in una "Gesellschaft", si entra ed esce per scelta, i rapporti sociali sono mediati dai ruoli, basati sull'interesse e diretti dalla razionalità.

Mentre in una "Gesellschaft" l'importante è non violare la legge e la buona fede, in una "Gemeinschaft" occorre stare attenti anche a non urtare la tradizione ed i valori di cui la comunità si fa portatrice.

Classificare i comuni sotto i diecimila abitanti come "Gemeinschaften" e quelli sopra come "Gesellschaften" è molto pericoloso: si comincia a creare zone del paese libere dall'esercizio (palese: non penserete mica di riuscire a sopprimere quello clandestino od "amatoriale"!) della prostituzione, con il pretesto del conflitto tra esso ed i valori della "Gemeinschaft", e queste zone verranno poi liberate anche dalla presenza visibile delle minoranze religiose, etniche, sessuali, eccetera, sempre in nome dell'incompatibilità tra il modo di vivere delle minoranze (pubblicamente espresso) e quello della maggioranza.

Inoltre, secondo [2], degli 8.047 comuni italiani, ben 6.815 hanno ognuno una popolazione inferiore ai diecimila abitanti (quasi l'85%), per una popolazione totale di 18.526.083 su 60.782.668 (oltre il 30%). Non mi pare piccola la proporzione del paese riservata alle "Gemeinschaften"!

Verrebbe da dire: "Aridatece San Tommaso d'Aquino!" Perlomeno, sconsigliava di vietare la prostituzione all'interno di qualsivoglia società umana!

Per quanto riguarda il TSO, è una colossale sciocchezza. Tutte le organizzazioni che combattono le infezioni a trasmissione sessuale avvertono che criminalizzare chi le trasmette, o rendere le cure obbligatorie, non aiuta in alcun modo a contenerne la diffusione - anzi, si costringe chi ne è affetto a nascondere la propria condizione; e chi è a rischio cerca di evitare i controlli, perché dal momento in cui è accertata la sua positività scattano gli obblighi sanitari e le responsabilità penali. 

La proposta del TSO, oltre ad essere controproducente dal punto di vista sanitario, ha l'effetto di aumentare la stigmatizzazione, che è il contrario di quello che occorre invece fare.

Per fare un esempio concreto, se un mio collega (lavoro in banca) subisce una rapina, lo mandano in ferie per quindici giorni, perché si rimetta dallo shock. E qualche tempo fa, una dipendente sarda delle Poste, dopo la terza rapina, è stata dichiarata invalida civile al 100% e collocata a riposo.

Ve l'immaginate una prostituta che, dopo un'aggressione (al suo corpo, mica ai denari della banca!) riceve da un'assicurazione un'indennizzo che le permetta di astenersi dal lavoro per due settimane, o che dopo più aggressioni, venga dichiarata invalida civile? Se non ci avete pensato, questo mostra quanto sia difficile per voi equiparare la prostituzione ad un'altra attività, e quanto dobbiate ancora lavorare sulla stigmatizzazione.

E questa proposta di TSO può fare "vittime collaterali": la prima cosa che si maligna delle donne appartenenti ad una minoranza è che siano lascive. Lo si diceva delle ebree, lo si dice delle rom, lo si pensa delle donne di colore ... e le donne bisessuali vengono spesso molestate e stuprate da chi crede (a torto!) che loro siano la disponibilità sessuale personificata.

Chi mi garantisce che questi pettegolezzi non diventino precise accuse di prostituzione, anche se campate in aria? Negli USA si è coniata la sigla DWB = Driving While Black = Al volante quando si è neri, per indicare il fatto che ai posti di blocco è molto più facile che venga fermato un automobilista di colore di uno bianco.

Negli USA l'ufficio del Procuratore Generale ha anche il compito di controllare che i dipartimenti di polizia non cedano al razzismo, e quando vede che, chissà perché, la maggior parte degli arrestati sono neri, che la maggior parte dei multati sono neri, e che gli stessi reati e le medesime infrazioni i neri li pagano più cari, parte un'inchiesta che può far cadere molte teste.

L'OSCAD italiano sarà in grado di perseguire i sindaci che si accaniscono con il TSO contro le minoranze?

Inoltre, se una persona si sente dare della "puttana", può oggi querelare l'offensore per ingiuria/diffamazione, e vincere la causa senza dover descrivere la sua vita sessuale ed economica; ma se una persona sospetta di essere dedita alla prostituzione può essere sottoposta a TSO, allora è di pubblico interesse sapere se costei prostituta lo è per davvero!

Chi oserà querelare l'autore dell'ingiuria, attirando così l'attenzione su di sé?

Le proposte precedenti provengono dalla Lega; una perla invece di un deputato del PD è il divieto di “chiedere prestazioni sessuali a persone dedite alla prostituzione”. Chiaramente, questo deputato vuole inasprire la Legge Merlin anziché superarla, e la "perla" non tiene conto di una cosa: anche le prostitute lo fanno per amore e divertimento, e per gli stessi motivi si può proporglielo.

Come si fa a distinguere in una prostituta il rapporto professionale da quello amoroso o da quello ricreativo? Deve per elementare correttezza indossare costei una maglietta con la scritta: "Se me lo chiedete finite nei guai"? (a)

Sarebbe il sogno di molte donne poterlo dire ai loro molestatori, ma il mondo di questo deputato del PD è proprio rovesciato.

Raffaele Yona Ladu



(a) Anziché, ad esempio, una con l'immagine di una padella sul fuoco e la scritta: "Chi pensa che io non scelga qui si accomodi".

lunedì 11 maggio 2015

Lettera all'Avvenire

Egregio Direttore,

sono ebreo e ritengo opportuno avvertire che l'articolo in oggetto

( http://www.avvenire.it/Dossier/La%20questione%20gender/I%20commenti/Pagine/GENDER-.aspx )

manca in una cosa.

Sebbene Judith Butler abbia un grosso debito con FW Nietzsche, lei non riuscirebbe ad onorarlo se dei pensatori ebrei di prima grandezza, noti anche in Italia, come Abraham Joshua Heschel (1907-1972) e Joseph Ber Soloveitchik (1903-1993), non avessero negato il primo che esista una natura umana, il secondo che compito dell'uomo sia vivere secondo natura.

Confutare queste posizioni è ovviamente lecito, ma le argomentazioni usate (che evocano un superomismo che non riesco a vedere nelle opere della Butler - la quale osserva che il genere, per quanto "performativo", non è un vestito che uno può mettere e levare come vuole, perché senza genere il soggetto non riesce neppure a costituirsi) finiscono con il delegittimare anche chi preferisce il pensiero ebraico a quello stoico (da cui il cristianesimo ha recepito il concetto di natura umana e l'ambizione di vivere secondo natura).

La Butler, come potete leggere qui:

http://mondoweiss.net/2012/08/judith-butler-responds-to-attack-i-affirm-a-judaism-that-is-not-associated-with-state-violence

ha una sensibilità etica (ed ebraica) che non ha niente a che fare con il tentativo di Nietzsche di individuare un'aristocrazia di uomini superiori, ed un'etica che li faccia fiorire.

Shalòm u-vrakhà,
Raffaele Yona Ladu 

domenica 10 maggio 2015

Considerazioni su "La segregazione amichevole" / Ruggero Taradel ; Barbara Raggi


Ammetto di essermi procurato il libro per rinvenire eventuali somiglianze tra l'omofobia proposta dalla chiesa cattolica con il pretesto della lotta contro l'inesistente ideologia del gender, e l'antisemitismo da essa propugnato in passato con il pretesto della difesa dei cattolici contro il presunto complotto ebraico per dominare il mondo.

Ci sono affinità e differenze, per cui il confronto va fatto in modo molto sofisticato; per il momento ritengo opportuno citare questo brano delle pagine 25-26:
[p. 25] (...) La riesumazione dell'accusa del sangue, e l'edificazione del mito della cospirazione ebraica s'inquadrano all'interno di un vasto progetto politico. 
[p.26] Demonizzando l'ebraismo, additando gli ebrei come nazione strutturalmente criminale, e indicandoli come i segreti manovratori del liberalismo e della massoneria, i gesuiti di Civiltà Cattolica cercavano di gettare lo scompiglio all'interno della massoneria stessa, sperando di costringere i suoi affiliati a guardarsi sospettosamente l'un l'altro come ebrei e non-ebrei, e di screditare, con il minimo sforzo e la massima efficacia, i princìpi laici e liberali. Questi principi, si suggeriva, non solo avevano finito col dar mano libera agli odiatori di Cristo e dell'umanità, ma erano stati dagli stessi ebrei creati al fine di irretire i gentili e per poter meglio riuscire nei loro disegni di conquista del mondo.
La campagna antisemita, aveva, tra gli altri effetti, quello di proporre un esempio concreto di come non si potessero mettere le varie religioni sullo stesso piano, e di come l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge dovesse necessariamente non applicarsi almeno agli ebrei, che non a caso vengono definiti come pseudo-cittadini e stranieri. La fede religiosa doveva quindi tornare a costituire una discriminante essenziale per il trattamento giuridico. Il rimedio proposto alla questione è quindi semplice quanto drastico: commentando positivamente le prime iniziative antisemite delle leghe degli studenti in Germania, la rivista nel 1881, osservava compiaciuta: "Dappertutto si trova essere urgente di opporre un argine contro l'invasione deli ebrei, che si cambia così facilmente in predominio. Dapertutto si riconosce che è necessario ristabilire un organamento a somiglianza di quello che esisteva nel medioevo, e in forza del quale trovisi eliminata l'azione degli ebrei sugli affari concernenti sì il commercio sì l'industria". Il vero capolavoro, da parte della Civiltà Cattolica, consisterà nel presentare la proposta di leggi speciali per gli ebrei, continuamente reiterata, come segno di dimostrazione del provvido amore della Chiesa verso gli ebrei stessi.
Devo ancora finire di leggere il libro, ed allora farò considerazioni più sofisticate; quello che vorrei però osservare è che la chiesa cattolica sta promuovendo nuovamente scompiglio nelle organizzazioni LGBTQIA, inducendole a denunciare come inesistente l'ideologia del gender (ed in questo hanno ragione) ed a denunciare ogni sforzo di abolire la differenza sessuale - e questa è cosa assai più complicata.

La mia scarsa dimestichezza con la filosofia mi impone di basarmi su sintesi come la voce Feminist Perspectives on the Body della Stanford Encyclopedia of Philosophy; e questa voce spiega chiaramente che "differenza sessuale" non vuol dire appiattire il genere sul sesso, perché anche Luce Irigaray, pur partendo dal dato corporeo, che rende per lei la donna irriducibile all'uomo, si rende perfettamente conto che questo dato viene assunto attraverso l'immaginazione e la cultura.

Il pensiero della differenza non abolisce il genere - semplicemente non concepisce che possa separarsi dal sesso, ed un sesso concepito in modo binario, con tutti gli inconvenienti del caso. Per esempio, le persone intersessuali, transessuali/transgender, genderqueer o comunque non binarie diventano inconcepibili.

Ed è stato notato da Anne Fausto Sterling che la divisione dell'umanità in due sessi è più culturale che biologica; Judith Butler ritiene il genere una "prestazione" che viene continuamente ripetuta fino a sembrare un dato naturale (e ne assume anche la forza, tant'è vero che la stessa Butler avverte che il genere non è un attributo che si può scegliere ogni giorno come un vestito, e che un soggetto privo di genere non riuscirebbe nemmeno a concepirsi), quindi non c'è motivo di ritenere che sessi e genere debbano essere due e due soltanto.

Mi sono ormai convinto che la divisione dell'umanità in sessi e generi è puramente convenzionale, ed in ogni caso di discutibile utilità pratica (ne riparlo poi).

Solo nel campo delle relazioni intime e delle cure mediche è indispensabile entrare in rapporto con il corpo delle persone - ma nessun medico e nessun amante si accontenterà di sapere che il proprio paziente od il proprio amato appartiene ad un sesso piuttosto che ad un altro, perché la clinica e l'amore esigono la personalizzazione del rapporto.

Non si può amare una persona solo dopo averne guardato il genere/sesso nei documenti, non si può curare una persona solo conoscendone il sesso anagrafico.

Negli altri rapporti sociali, quello che conta è tuttalpiù il genere, ovvero l'identità che si assume ed il ruolo che si ricopre. Ma quanto è importante il genere nella vita sociale? Poco o punto, perché anche la società ragiona sempre più personalizzando anziché categorizzando.

Ed incasellare le persone nel loro genere, e far collassare il genere nel sesso significa imporre alle persone un destino in base ad una caratteristica acquisita alla nascita, e magari legalmente immutabile. Che senso ha?

L'utilità pratica della divisione dell'umanità in sessi (come ho già ricordato, non ce ne sono solo due: esistono le persone intersessuali e transessuali, che in diversi modi smentiscono la dicotomia) si ha soltanto qualora si ritenga fondamentale sapere a priori se un rapporto sessuale fra due persone è potenzialmente fecondo; se si concepisce la società umana come un gregge di cui il pastore vuole massimizzare la fecondità (per avere una prole quantitativamente più abbondante e qualitativamente superiore), allora l'informazione è fondamentale.

Se si ritiene invece che tocchi agli individui scegliere i(l) propri(o) partner, e che in questa scelta sono tollerati i consigli, ma bandite le interferenze, allora l'informazione sul sesso biologico e l'identità di genere di una persona non è di interesse pubblico - va considerata un dato sensibile che solo il titolare può decidere se ed a chi rivelare.

Ma questo antibinarismo è troppo per molte persone. A cominciare da quello che accusò un serio libro di psicologia di essere ispirato all'"ideologia del gender" perché usava la rispettabile locuzione "identità di genere".

Quel signore vieterà all'elettricista di usare il cercafase mentre aggiusta l'impianto elettrico, e poi si lamenterà che in casa sua chi tocca una lampadina con le mani bagnate prende la scossa anche quando la lampada è spenta!

Raffaele Yona Ladu

Un modo eccezionale di aiutare le persone

(Bozza - il post dovrà essere riveduto)

Nel libro Lilith : La luna nera / Roberto Sicuteri. - Roma, 1980 : Astrolabio-Ubaldini Editore. - ISBN 9788834006597 l'autore cita un racconto dei chassidim di Martin Buber, che io qui riassumo.
Un ebreo era ossessionato da Lilith, che ogni notte lo possedeva carnalmente nel sonno, e perciò decise di rivolgersi ad un "rabbino miracoloso". 
Questi si era meritato il titolo, presagì la venuta del giovane, ed ordinò a tutti gli abitanti del paese in cui viveva di chiudersi in casa quella sera e di non aprire a nessuno per nessun motivo. 
Quest'ordine era più incredibile di quello che Dio diede ad Abramo di sacrificare Isacco, visto che l'ospitalità è un grave dovere ebraico, ma gli abitanti gli obbedirono. 
Cosicché il giovanotto, quella notte, non potè fare altro che sdraiarsi all'addiaccio, su una balla di fieno. 
Lilith venne a trovare il giovane e gli disse: 
Alzati e vieni a giacere con me.
L'uomo si stupì e le chiese: 
Perché mi chiedi di alzarmi e venire da te, visto che di solito mi possiedi senza complimenti?
Lilith rispose: 
Nella balla di fieno c'è un'erba che mi impedisce di avvicinarmi a te. 
Il giovanotto ruppe la balla e cominciò a separarne le varie erbe, finché Lilith non disse: 
Ecco, è quella giusta!
Il giovane afferrò quell'erba e se la legò al petto - Lilith dovette battere in ritirata.
La storia mi è piaciuta perché il rabbino, anziché aiutare lui personalmente il giovane, ha preferito metterlo in grado di aiutarsi da solo.

Certo, non sempre si può fare e, come è stato fatto in quest'occasione, era molto rischioso: se il giovane avesse preso freddo, od avesse incontrato un delinquente anziché Lilith, gli abitanti del paese sarebbero stati responsabili per averlo esposto alla malattia ed al pericolo.

Non va dimenticato inoltre che la mancanza di ospitalità, per gli ebrei, fu la colpa fatale di Sodoma e Gomorra - il paese del rabbino rischiava davvero la funesta ira divina, obbedendogli.

La storia somiglia in questo a quella di Abul 'Abbas al-Khidr - anche lui violava la Legge per uno scopo superiore, non evidente a prima vista neppure a Mosé.

E forse l'intento della storia era insegnare a non disperare nelle avversità, perché in esse ci può essere una provvidenziale risorsa nascosta.

Raffaele Yona Ladu