venerdì 17 luglio 2015

No gender? Nulla transubstantiatio!







L’articolo [1] mi infastidisce parecchio, e vi spiego perché. L’autore, Alessandro Fiore, se la prende con il concetto di “identità di genere” e con la prevalenza che le persone più illuminate vogliono che abbia sul “sesso biologico”.

Ritengo opportuno ricordare che sono un ebreo umanista, e quello che significa l’ho spiegato in [0a] e [0b]; quello che conta osservare è che per gli ebrei umanisti la circoncisione non ha alcuna importanza, e ne ha molta invece l’autoidentificazione con il popolo ebraico.

Spinoza, considerato il precursore dell’ebraismo umanista, ma che riteneva la circoncisione sufficiente a garantire l’esistenza del popolo ebraico, è servito: in queste cose preferiamo seguire Ben Gurion, che diceva: “Chiunque è abbastanza meshugge (pazzo, in yiddish) da dichiararsi ebreo è ebreo”.

Gli ebrei maschi e le persone transessuali hanno lo stesso problema: gli sciocchi vogliono che i loro genitali confermino quello che loro dichiarano di essere. Gli ebrei umanisti recitano invece in questo la parte dei transgender – i genitali non sono stati mutati, ma l’identità ebraica/di genere non è meno radicata.

Questa coincidenza tra ebrei e trans ha un curioso corrispondente linguistico: la parola ’ivri (ebreo - per la precisione, di quelli vissuti da Abramo a Nabucodonosor) viene dal verbo ’avar, che non significa “passare” solo nel senso banale di “attraversare”, ma anche di “mutare”, “passare come trans”, “transizionare”. Ed infatti la principale associazione transgender israeliana si chiama “Ma’avarim = attraversamenti, passaggi, transizioni”.

Se ne possono trarre anche conclusioni “teologiche”: nessun rabbino sostiene che compito dell’ebreo sia vivere secondo una “legge naturale”, e la circoncisione, il “patto di Abramo”, il primo ’ivri, suggella l’impegno a trascendere la propria natura per porsi al servizio di Dio.

Una persona che mi dice che quello che conta è il corpo e non la propria identità ha praticamente deciso di bandire l’ebraismo umanista  – quello che nasce come un attacco alle persone transgender trascende in attacco alla libertà religiosa (l'ebraismo umanista non è teista - ma non lo è nemmeno il buddismo).

E con una vittima illustre ed inaspettata: il cristianesimo cattolico.

Infatti il dogma della Transustanziazione [2] stabilisce che l’epiclesi trasforma il pane ed il vino nel corpo e nel sangue di Cristo – il quale è presente in maniera vera, reale e sostanziale nelle specie eucaristiche, pur sotto l’apparenza del pane e del vino.

Ragionando come Alessandro Fiore, ed il sito Provita che lo ospita, sarebbe di basilare importanza per la vita sociale rifiutarsi di vedere nelle specie eucaristiche alcunché di diverso da quello che può provare l’analisi chimica, e condurre feroci campagne prive di ogni riguardo per il prossimo che invece lo fa, denunziando questa insistenza nel vedere Gesù nell'Eucaristia come cosa "contro natura".

Se fossi cattolico, sarei in un gran pasticcio: se io credo nella Transustanziazione, vuol dire che sono posseduto dall’“ideologia del gender”, se non ci credo sono un eretico scomunicato vitando.

Il caso del cristianesimo cattolico è solo il più evidente – ma non è che le chiese protestanti e riformate se la cavino molto meglio.

Anche quelle che considerano Cristo presente solo spiritualmente e misteriosamente nell’Eucarestia (come i valdesi ed i calvinisti [3]) chiedono ai fedeli di saper vedere oltre la realtà fisica, ed aprirsi alla realtà psicologica e spirituale – devono considerare la loro fede inquinata dall’ideologia del gender?

Siamo nuovamente di fronte al problema già evidenziato da Levinas nel 1934 [4] - i no gender stanno attaccando il cristianesimo (e l’ebraismo), non le persone LGBTQIA+.

Raffaele Yona Ladu