martedì 27 dicembre 2016

Un ponte corto come un trattino e largo come un oceano

[1] I 'Went Back to China' - and Felt More American Than Ever

[2] "La giustizia, la giustizia seguirai", commentato da Evangelici.net

[3] The River Jordan in Early African American Spirituals

[4] The Pledge of Allegiance

L’articolo [1] di Crystal Chen mi ha colpito alquanto. Come lei si sentiva bullizzata perché cinese in America, anch’io mi sentivo bullizzato da ragazzo perché sardo in Continente.

L’essere Asperger non migliorava certo la mia situazione, anche se la differenza tra sardi e continentali, pur genetica (tant’è vero che gli studiosi della genetica delle popolazioni italiane ignorano la Sardegna o le dedicano una trattazione a se stante), non è razziale – non cambia il colore della pelle o la forma degli occhi.

Preciso che sono un sostenitore dello “jus soli” anche per la mia isola: per me, chi è nato in Sardegna o ci ha vissuto per almeno cinque anni, è sardo – e senza che questo sia incompatibile con l’appartenere anche ad un altro popolo. Le indagini genealogiche servono solo per chi non ha questa fortuna e rivendica comunque (lecitamente) la sardità.

Anch’io ho sognato per molti anni di tornare in Sardegna, e quest’anno, comprando una casa a Bosa, mi sono avvicinato alla realizzazione del sogno. Quando io e mia moglie saremo in pensione, passeremo buona parte dell’anno in quella casetta.

Non mi sento però in Sardegna un privilegiato oppressore – anche se non mancano i sardi xenofobi, purtroppo.

I sardi hanno nella pubblica amministrazione italiana, e nella politica italiana, le stesse opportunità dei continentali, ma si lamentano della scarsità di risorse economiche dedicate alla loro isola; questo crea uno svantaggio evidente da colmare, ma parlare di oppressione politica mi parrebbe ingiustificato.

Potremmo lamentarci anche che agli Angioy (Giovanni Maria), ai Manno (Giuseppe), ai Tola (Pasquale), ai Mameli (Goffredo), ai Siotto Pintor (Giovanni), ai Cocco-Ortu (Francesco), agli Asproni (Giorgio), ai Lussu (Emilio), ai Gramsci (Antonio), ai Berlinguer (Enrico, per cominciare), ai Segni (Antonio, per cominciare), ai Fiori (Giuseppe) sono succeduti politici più noti per le condanne che per le realizzazioni, ma i politici sardi li scelgono i sardi, e quindi dovremmo semmai lamentarci di noi stessi.

L’esperienza di passare da oppresso ad oppressore, e di sentirsi peggio anziché meglio perché è stata frustrata la propria ricerca della giustizia (cfr. Dt 16:20 [2]), più che sarda, la definirei ebraico-israeliana.

La narrazione dell’Esodo dall’Egitto ha plasmato tutti i paesi in cui il cristianesimo è religione di maggioranza – soprattutto gli USA, terra in cui cercarono asilo i Puritani venuti d'oltreoceano; ed è abbastanza noto come per gli autori di Spirituals [3] la traversata del fiume Giordano, l’epilogo dell’Esodo, rappresentasse anche la fine della schiavitù.

Crystal Chen dice che ha tratto i suoi valori antirazzisti dal Pledge of Allegiance [4] che da bambina recitava a scuola; per capire le implicazioni, occorre conoscere la storia dell'inno.

Esso infatti fu composto nel 1892 dal pastore battista Francis Bellamy, che lo volle rendere universale - nella versione originale, non c'era alcun riferimento agli USA, poteva applicarsi a qualunque paese, e quello a cui si giurava fedeltà doveva essere uno strumento di giustizia per tutti.

Direi che i valori a cui l'autore dell'inno (e l'autrice dell'articolo) si sono ispirati hanno avuto il loro humus (anche in latino [homo => humus] vale il gioco di parole ebraico “adam => adamah”) in un tempo molto antico, ed in una terra molto lontana.

L’articolo è stato pubblicato su Foreign Policy; avrebbe potuto benissimo comparire su The New York Times, il quotidiano dell’intelligencija ebraico-americana di sinistra, più vicina ad Obama che a Netanyahu, e che vorrebbe un’Israele simile agli USA anziché il contrario.

E mi sento molto simile all’autrice – anch’io condivido l’ultimo paragrafo dell’articolo, cambiando solo qualche nome geografico:
Quindi, a tutti quelli che hanno sempre voluto che la gente come me “tornasse” in Cina: la mia casa è su un ponte corto come un trattino e largo come l’Oceano Pacifico. La mia casa è un luogo intermedio, come lo è per tutti gli americani che ricordano le loro radici, la loro storia, ed il viaggio che li ha portati lì. La mia casa è un compromesso, una discussione, una negoziazione.
Un'esperienza più da ebre* della diaspora che da cinese o sard* dell'emigrazione.

Raffaele Yona Ladu Âû
Ebre* gendervague

sabato 24 dicembre 2016

Aspie e trans oppure Aspie anziché trans?

Mi è capitato di sentirmi chiedere se la diagnosi di Asperger che ho ricevuto era una cosa seria. Alla fine chi me lo chiedeva mi ha spiegato che desiderava transizionare, ma gli era stata proposta una serie di incontri con una psichiatra per vedere se non era Asperger anziché Trans.

Dal mio punto di vista, si può tranquillamente essere ambo le cose;  questo studio fa pensare che quasi un quarto dei ragazzi che presentano non conformità di genere meriti una diagnosi di Asperger, e quest'altro studio avverte che quasi il 5% dei ragazzi con disturbi dello spettro autistico mostra non conformità di genere (tra i neurotipici la prevalenza è inferiore all'1%).

Vale a questo punto la pena chiedersi se la neurodiversità (non ritengo la Sindrome di Asperger una patologia, anche se mi ha creato non pochi problemi) non influenzi anche l'identità di genere; passando dalla ricerca alla clinica, credo che sia un errore rifiutare la transizione ad un autistico per partito preso.

Come per i neurotipici, ci si deve chiedere se tal transizione risolverà il disallineamento tra il sesso corporeo e l'identità di genere. Una diagnosi di disturbo dello spettro autistico giustifica tuttalpiù maggior cautela, non un rifiuto a priori - vedi anche questo studio.

Ho sentito dire da alcuni che i test per la Sindrome di Asperger sono poco specifici, e perciò i trans che con tali test risultano Aspie sarebbero dei falsi positivi. Mi è stato dato il nome di una dottoressa dichiarata al corrente di ciò, che però, interpellata, non ha citato fonte alcuna - ed io non cito lei.

I test che conosco (Aspie Quiz e RAADS-R) mi sembrano a prova di persona trans. Chi mi ha interpellato ha detto che una persona può rispondere che preferisce un'attività solitaria ad una sociale perché condizionato dalla propria disforia di genere e non perché genuinamente disinteressato alla vita sociale - mi pare difficile però fraintendere così le domande del test.

Inoltre, le istruzioni avvertono che questi test consentono una diagnosi (anziché un sospetto) solo se somministrati nel corso di un colloquio clinico - in quanto il clinico può chiarire i dubbi, correggere i fraintendimenti, e sgamare chi mente.

Temo che questo pettegolezzo nasca dal timore di molte persone trans di non essere prese sul serio, se mostrano i sintomi di un disturbo dello spettro autistico, ed allora Asperger diventa uno spettro da esorcizzare.

Io invece dico che la diagnosi di Asperger convalida la mia non-conformità di genere, che molte persone mettono invece in dubbio.

Raffaele Yona Ladu Âû
Ebre* gendervague

sabato 17 dicembre 2016

Autismo, corteggiamento, rifiuti

Ieri sera un banale rifiuto di mia moglie mi ha fatto fare poi una serie di stupidi errori.

Sia la causa che gli effetti erano delle piccolezze, ma ho dovuto chiedermi poi che ruolo hanno i rifiuti nella vita di coppia, e soprattutto al momento del corteggiamento.

Qui non parlo ovviamente dei rifiuti motivati dall'impossibilità o dall'inopportunità o dalla scomodità: in questi casi anche il Signor Spock si rifiuterebbe. E se la percezione dell'opportunità non è condivisa, occorre capire quando è il momento di negoziare e quando di soprassedere.

Il rifiuto che ora mi viene in mente è quello che secondo le comuni regole del corteggiamento una donna deve opporre ad un uomo la prima volta che si propone a lei, anche se è pazza di lui.

Di questa norma si danno varie giustificazioni, e credo che una che sia stata trascurata è che si può imparare molto su una persona dal modo in cui reagisce ad un rifiuto.

Ci sono le persone che non accettano un no come risposta, vanno evitate come la peste, e, se del caso, messe in prigione; ma ci sono anche quelle per cui un rifiuto è un imprevisto sconvolgente a cui reagiscono facendosi del male - nei casi più lievi, prendendo decisioni sbagliate.

È quello che è successo a me, e può accadere a molte persone autistiche/Asperger. Considerato che i neurotipici sono amanti migliori (non solo a letto, s'intende), le donne cercano di evitare i neurodiversi - un rifiuto inatteso perché apparentemente irragionevole (si suppone che un uomo si proponga ad una donna solo quando lei gli ha lasciato intendere che gradirebbe la proposta) è il modo più semplice di stanarli.

Un neurotipico si rende conto che in questo caso il rifiuto non è definitivo, lo mette in conto, e sa trasformarlo in brama; un neurodiverso non apprezza queste schermaglie, e non le prevede nemmeno.

I giochi di seduzione sono un serio problema per i neurodiversi, aggravato dal fatto che molte donne disprezzano chi non riesce a parteciparvi.

Il disprezzo sarebbe comprensibile se gli uomini che non seducono lo facessero tutti per libera scelta, ovvero, pur potendo giocare secondo le regole volute dalle donne, si rifiutassero di farlo per partito preso, anzi, per misoginia.

Non so quanti maschi neurotipici siano semplicemente misogini e perciò meritevoli della sfortuna che hanno con le donne; molti neurodiversi non sono misogini, ma non saprebbero comunque sedurre come si deve.

Nessuno prenderebbe in giro uno zoppo che fatica ad attraversare la strada, ma molte donne si sentono in diritto di prendere in giro un "nerd" che sedurre non sa.

Essendo stato assegnato alla nascita al sesso maschile, e desiderando soprattutto le donne (ci sono stati dei maschietti che mi hanno affascinato, ma non è nata una storia con loro), ho pensato soprattutto ai rapporti uomo-donna.

L'argomento dei rapporti tra persone del medesimo genere lo affronterò un'altra volta.

Raffaele Yona Ladu Âû
Ebre* gendervague

giovedì 8 dicembre 2016

Il prete cattolico deve essere maschio etero cis ...

... ed essere convinto che le donne sono diverse dagli uomini come il gatto dal cane [3].




Chiedo scusa ai miei lettori per aver "bucato" la notizia [1], di cui [2] è solo il corollario.

Della psicologia fuorviata dei documenti vaticani dico solo che farà ricordare il Papa come il più grande umorista della storia, anzi, come il più grande giardiniere.

Infatti il Vaticano sta facendo di tutto per "creare una siepe intorno alla Torah", e la Torah in questo caso è l'essenziale differenza tra gli uomini e le donne, sulla quale si fonda la dottrina cattolica del sacerdozio.

L'espressione "creare una siepe intorno alla Torah" è ebraica, ma anche gli ebrei più essenzialisti sanno che il genere dell'anima non sempre coincide con il sesso corporeo [3] - si dimostrano in questo più duttili.

Raffaele Yona Ladu Âû
Ebre* gendervagu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale

mercoledì 7 dicembre 2016

Autismo ed ebrei




Una cosa che ci si chiede spesso è se l'autismo ad alto funzionamento (di cui la forma più celebre è nota anche come Sindrome di Asperger) sia particolarmente comune tra gli ebrei, e se questo spiegherebbe l'altissimo numero di loro premi Nobel in rapporto al loro limitato numero.

Ora, l'elevata intelligenza degli ebrei è uno stereotipo, più lusinghiero certo di quello sulla loro particolare abilità negli affari, ma non per questo meno pericoloso, in quanto insegna a vedere in una persona il suo gruppo etnico/religioso e non la sua individualità. Sono obbligato perciò a scoraggiare il credere in queste cose.

Una prima risposta alla domanda la danno gli articoli [1] e [2]. Il primo articolo esamina le diagnosi di autismo e Sindrome di Asperger nei bambini israeliani, distinguendo gli ebrei dagli arabi, e giunge alla conclusione che la prevalenza tra i due gruppi etnici è pressoché uguale.

Si nota semmai che le forme ad alto funzionamento sono più comuni tra gli ebrei, e le forme con comorbidità disabilitanti tra gli arabi. Oltretutto, tra gli arabi israeliani la consanguineità è superiore a quella tra gli ebrei, ed è perciò più facile trovare famiglie con più membri autistici.

L'articolo [2] riferisce di un simposio sull'autismo in Israele e Canada tenutosi nel 2014 all'Università Ebraica di Gerusalemme, ed osserva che nei due paesi l'autismo è sottodiagnosticato tra le minoranze etniche - intendendo per "minoranze" i nativi americani in Canada, gli ebrei ultraortodossi e gli arabi in Israele.

Sembra che questo accada perché le maggioranze nei due paesi vivono nelle città, in cui è più facile trovare servizi adeguati di diagnosi e terapia per le persone autistiche, mentre le minoranze vivono ai margini urbanistici e culturali, in cui i servizi sono pochi e lo stigma è magari d'ostacolo.

Quindi, non sembra finora che gli ebrei siano autistici in misura maggiore dei altri; può sembrarlo perché da secoli sono stati indotti o costretti a vivere nelle città, e quindi la possibilità che trovino una cultura e dei servizi favorevoli ad una diagnosi di autismo è superiore a quella dei gentili.

Mi interesso di Qabbalah, e quindi ho apprezzato un po' (non moltissimo) l'articolo [3], che cerca di spiegare il ruolo delle persone con disabilità (tra cui l'autismo) nel peculiare organismo cultuale che è il popolo ebraico.

Semplificando un discorso complicato, per gli ebrei le anime umane vengono generate secondo il ciclo lunare: quando la luna cresce nascono le anime destinate a corpi perfetti, quando la luna cala nascono quelle destinate a corpi imperfetti.

Se le anime del primo tipo devono affrontare il male apertamente, per esempio celebrando i riti del Tempio di Gerusalemme quando c'era, quelle del secondo tipo devono penetrare nei domini del male per riscattare le scintille di santità che vi sono imprigionate.

In prospettiva messianica, il secondo compito è il più importante, e quindi le anime degli autistici e dei disabili in genere hanno una marcia in più.

Direi che è solo un primo passo verso il paradigma della "neurodiversità".

Raffaele Yona Ladu Âû
Ebre* gendervague


martedì 6 dicembre 2016

BDS e WCC





Mi tocca condannare ciò che è stato descritto in [1] e [2]: alla segretaria generale aggiunta del Consiglio Ecumenico delle Chiese, la dottoressa Isabel Apawo Phiri, è  stato vietato di metter piede in Israele per consultarsi con le chiese cristiane locali a proposito di [3].

L'accusa rivolta alla dottoressa Phiri è stata di essere un'attivista del BDS (Boycott, Divestment, Sanctions against Israel), accusa che il Consiglio Ecumenico delle Chiese nega ed una ricerca su Google non conferma.

[2] dice che l'obbiettivo era il programma [3], considerato antiisraeliano, ma il Consiglio Ecumenico delle Chiese precisa che il programma [3] sostiene "due stati per due popoli", e non il BDS.

Devo ritenere pretestuoso quello che è stato fatto alla dottoressa Isabel Apawo Phiri, e condannarlo come un tentativo di intimidazione; a peggiorare le cose c'è lo scarso senso dell'opportunità del governo israeliano.

Innanzitutto, in un paese civile non diventa Ministro dell'Economia (???) prima e dell'Interno (!!!) ora una persona che, come Aryeh Deri, è stata condannata per tangenti [4].

Anche se ha scontato la pena, nuoce comunque all'immagine del governo, e chiunque si sentirebbe in diritto di ridere in faccia ad un ministro così che l* caccia da Israele - come può insegnare una persona così venale da farsi condannare per tangenti cosa è giusto e cosa è sbagliato?

Inoltre, [2] termina riportando una notizia assai preoccupante:

Inoltre, martedì (06/12/2016), Canale 2 ha riferito che il Ministro della Sicurezza Pubblica Gilad Erdan sta cercando di modificare una legge antiboicottaggio del 2011 con nuove disposizioni che imporrebbero sanzioni economiche alle aziende ed alle società che invocano il boicottaggio d'Israele. Secondo questa notizia, il Ministro delle Finanze Moshe Kahlon ha acconsentito a sostenere le modifiche, che potrebbero inoltre colpire le compagnie i cui dipendenti si esprimono in privato od agiscono a favore del boicottaggio d'Israele.

I signori ministri citati dovrebbero sapere che in un paese civile il datore di lavoro non può indagare sulle opinioni dei propri dipendenti, e che in Italia questo espresso divieto è stato introdotto dallo Statuto dei Lavoratori del 1970 per impedire discriminazioni politiche, religiose, sindacali.

Come la violazione del divieto può colpire domani un attivista BDS, così potrà colpire dopodomani un ebreo od un sionista.

Una norma del genere metterebbe Israele in rotta di collisione con qualsiasi sindacato che valga qualcosa, che sarebbe costretto a fare causa comune con qualsiasi dipendente licenziato perché segnalato come attivista BDS, e quindi suscettibile di compromettere le possibilità della sua azienda di fare affari in Israele.

E darebbe fiato mostruoso a tutti i nemici d'Israele, i quali avrebbero gioco facilissimo a dimostrare che Israele attacca i diritti dei lavoratori e la libertà di parola. La comune affermazione che Israele preferisce avere rapporti con le democrazie anziché con le dittature (eccezion fatta per quelle che comprano le sue armi, com'è ben noto) verrebbe smentita.

Ho spiegato più volte che ritengo il BDS assolutamente controproducente, e l'unica cosa che mi astengo dal fare è acquistare beni prodotti aldilà della Linea Verde; ma non posso assolutamente approvare una legge del genere.

Aiuterà forse a raccogliere consensi all'interno del paese (l'unica cosa che capiscono questi demagoghi divenuti ministri), ma isolerebbe Israele come non si è mai visto.

Raffaele Yona Ladu Âû
Ebre* gendervague

Allattamento e religione



Ammetto che vado matto per notizie come quella in [1].

Dubito però che lo studio dica tutta la verità - esso sostiene che nei paesi sviluppati, l'allattamento al seno è più diffuso nei paesi protestanti (come il Canada - 87%) e meno in quelli cattolici (come l'Irlanda - 46%).

Non mi metto ad esaminare il valore statistico delle conclusioni; faccio però notare che mi capita spesso di leggere su Facebook le proteste di donne americane infastidite od allontanate da un locale perché allattavano i loro figli in pubblico.

A leggere quelle proteste, sembra che gli americani non riescano a separare il seno dal sesso, e ritengano l'esposizione del seno sempre e comunque oscena - e gli USA sono un paese prevalentemente protestante, con un'incidenza dell'allattamento al seno del 75%.

Inoltre, secondo [2], l'85,5% delle donne italiane ha allattato i suoi figli al seno, con una durata media di 8,3 mesi - e l'Italia è un paese prevalentemente cattolico, che lo studio [1] ha ignorato.

Non ho in simpatia la religione cristiana cattolica, ma non posso imputarle di affamare i bambini, tantopiù che in Italia sono molto diffuse le "Madonne del latte", come questa del Correggio:


Ci sono tante immagini simili di tutte le epoche, anche precristiane (comuni erano le rappresentazioni di Iside che allattava Horus) fino alla Controriforma, quando furono vietate perché troppo sensuali.


Raffaele Yona Ladu Âû
Ebre* gendervague

Religione e stato in Israele



L'articolo [1] è problematico per due motivi.

Il primo è che la separazione della religione dallo stato è indispensabile per l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge - se questa separazione manca, una delle religioni praticate dai cittadini verrà privilegiata sulle altre, con effetti che tutti gli ebrei che hanno vissuto almeno un Sabato nella Diaspora hanno potuto constatare.

Non è che quello che è cattivo quando nuoce agli ebrei diventa buono quando li privilegia. Hillel disse [bShabbat 31a] di non fare al proprio "chaver" quello che a sé è sgradito - ed anche se "chaver = amico, compagno, fidanzato" è il termine tecnico con cui un fariseo designava un altro fariseo, non vedo motivo di restringere l'applicazione della Regola Aurea soltanto agli ebrei osservanti.

Inoltre, anche se uno stato, come un monastero, fosse abitato soltanto da persone di una sola religione (ed una sola denominazione), mescolare stato e religione sarebbe comunque una pessima cosa. 

Due sono infatti le possibilità; la prima è che lo stato sottometta a sé la religione, dando origine al cesaropapismo, in cui il sovrano si ingerisce direttamente negli affari ecclesiastici, e trasforma i ministri del culto in propagandisti delle magnifiche sorti e progressive del governo, nonché in sacerdoti dell'identità nazionale, intesa magari in modo assai gretto (il sogno di Salvini, in una parola).

La seconda è che la religione si impadronisca dello stato, come troppo spesso è accaduto in Italia e sta accadendo in Israele, sostituendo logiche religiose a logiche politiche o giuridiche, impedendo alle istituzioni pubbliche di fare il loro lavoro, e facendo prevalere sui rappresentanti del popolo i diktat di autorità religiose nel migliore dei casi autoreferenziali.

In entrambi i casi la religione viene snaturata e logorata, e nasce una dialettica malsana con lo stato. 

Per esempio, in Israele l'Alta Corte di Giustizia, che è un organo dello stato, funge anche da corte suprema dei tribunali religiosi. Non solo negli USA, ma perfino in Italia questa sarebbe considerata un'assurdità, eppure è inevitabile che questo accada in Israele perché i tribunali religiosi lì hanno anche funzioni civili.

Altro esempio: nel 2015 il ministro degli affari religiosi israeliano David Azoulay ha dichiarato che gli ebrei riformati non erano ebrei per davvero. Lui è stato rimproverato perfino da Netanyahu, ma va ricordato che il compito principale del ministero è distribuire i fondi pubblici alle singole fedi, ed è indispensabile per il ministro competente sapere quali persone vanno considerate ebree, quale personale ecclesiastico ebraico (rabbini, cantori, giudici, insegnanti, ecc.) merita uno stipendio, quali sinagoghe e quali scuole un contributo tratto dal capitolo di spesa "ebraismo".

Se lui dà fondi per gli ebrei a chi non ne ha diritto, si rende reo di peculato; perciò alla domanda che dalla redazione del Libro di Rut almeno trova solo risposte congetturali, provvisorie e parziali, cioè "Chi è ebreo?", si deve trovare una risposta se non religiosa almeno burocratica, per permettere al ministero degli affari religiosi di funzionare.

Abolite quel ministero, consentite a chi dona alla sua comunità religiosa preferita di detrarre la donazione dalle tasse, ed il problema viene risolto, o meglio, riportato alla sua sede propria.

Sono più generoso con la "Legge del Ritorno", che garantisce agli ebrei il diritto di migrare in Israele, se non altro perché la Conferenza di Evian del 1938, che doveva distribuire i profughi ebrei dalla Germania nazista tra i paesi partecipanti, si concluse con un fiasco, dimostrando che gli ebrei perseguitati non li voleva (e non li vuole) praticamente nessuno - ma se questa legge salva molte vite, crea anche strazianti drammi umani, separando le famiglie in cui solo alcuni componenti sono considerati ebrei dallo stato.

Sono tanti i disastri che provoca la mancata separazione della religione dallo stato - un famoso rabbino ortodosso, Yeshayahu Leibovitz, che aveva previsto i guasti dell'Occupazione su Israele, voleva per questo la separazione della religione dallo stato. Purtroppo non lo vogliono ascoltare.

L'altra cosa che non mi piace è l'affermazione di Eli Groner, direttore generale dell'Ufficio del Primo Ministro, secondo cui "gli israeliani vedono il loro primo ministro come il capo del mondo ebraico".

Quest'affermazione entra in contraddizione con quello che spesso gli ebrei israeliani (di destra) dicono agli ebrei della diaspora (di sinistra): "Non criticate le nostre scelte, perché voi non correte i nostri rischi". Ovvero, dei destini dello stato d'Israele deve decidere solo chi vive in Israele, e non tutti coloro che sono (potenzialmente) cittadini israeliani.

Ma questo ragionamento impedisce di definire Netanyahu il capo del mondo ebraico. Esiste un ente che vuole rappresentare il popolo ebraico nel suo complesso, il Congresso Mondiale Ebraico [2], ma è conosciuto praticamente solo dagli addetti ai lavori. E Benyamin Netanyahu dovrebbe evitare di fare ombra al suo presidente, Ronald S. Lauder.

Inoltre, il 20% dei cittadini israeliani non è ebreo, ed il governo israeliano deve pensare anche a loro, non far finta che non esistano, come spesso accade.

Raffaele Yona Ladu Âû
Ebre* gendervague

Ma quale analfabetismo funzionale!

Sto leggendo ultimamente le amare considerazioni di chi voleva che vincesse il Sì ed ora sostiene che il No ha trionfato nelle regioni in cui più alto è l’analfabetismo funzionale.

Ovvero, le persone che hanno votato No sono ignoranti. E poiché i No hanno prevalso soprattutto in Sicilia e Sardegna, non possono che venirmi in mente le panzane di Alfredo Niceforo sui sardi, qui riassunte in un murale di Orgosolo:

"... tra i vari tipi di cranio della zona criminale, tutti appartenenti ai popoli più selvaggi e primitivi, uno è particolarmente diffuso nella Sardegna centrale: si tratta del parallepipedoides variabilis sardiniensis ..." (dal libro "La delinquenza in Sardegna" di Alfredo Niceforo, 1897)

Chi vuol leggere una confutazione moderna del libro "La delinquenza in Sardegna" (1897) clicchi qui. Posso osservare che come ebreo mi prendono per il naso, e come sardo per il cranio! Devo scegliere tra Sergei Nilus ed Alfredo Niceforo - che begli autori che mi descrivono!

La prima risposta che mi viene in mente è che ho votato No, ho una laurea ed un QI di 156 – ovvero, su 100 persone, solo 1 potrebbe essere più intelligente di me.

L’offesa torna quindi ai mittenti. Loro non sono un’isola colta in un mare di ignoranza. Sono semplicemente persone che si sono fatte un’opinione diversa, che è rimasta minoritaria.

Inoltre, quest'articolo osserva che due terzi dei laureati italiani hanno votato No, in percentuale lievemente (ma non significativamente) superiore a quella delle persone meno istruite.

Vogliono forse dire i fautori del Sì che le università italiane non valgono nulla? Concorderei anche, ma ... non avrebbe dovuto pensarci Renzi? E non è stato Giovanni Berlinguer (sardo come me, purtroppo), ex-comunista, a "migliorare" le università italiane un po' d'anni fa? Non è un po' tardi per piangere sul latte versato?

Inoltre, diversi professori universitari e giudici costituzionali emeriti hanno sparato un fuoco di fila contro una riforma incomprensibile e pasticciata, con rischi di deriva autoritaria. Non erano (solo) gli analfabeti funzionali ad avversarla.

E sarebbe molto facile ricordare che nel 1946 l'Assemblea costituente fu votata da persone che in grande maggioranza avevano solo la licenza elementare, e pertanto la Costituzione del 1948 (che prudentemente avrebbe prescritto l'aumento dell'obbligo scolastico) doveva essere tanto efficace quanto comprensibile ad un bambino di dieci anni.

Era già uscito nel 1933 il film "Duck Soup = La guerra lampo dei fratelli Marx", con questa famosa gag:

Ministro del Tesoro: Ecco il bilancio, spero che sia chiaro. 
Rufus T. Firefly (Groucho Marx): Certo, lo capirebbe anche un bambino di cinque anni.
 ...poi, rivolgendosi a bassa voce alla persona accanto a lui: Vammi a cercare un bambino di cinque anni, perché io non ci capisco nulla!

I padri costituenti forse se ne ricordarono - e l'aver redatto una riforma così complicata da dare il prestesto per accusare i suoi avversari di "analfabetismo funzionale" potrebbe essere considerato la prova regina che si era perso lo spirito della Costituente.

Groucho Marx conosceva i suoi limiti, per questo faceva ridere (l'autodeprecazione è una delle fonti del witz ebraico), ed il suo personaggio Rufus T. Firefly cercava almeno di farsi aiutare a superarli; se Matteo Renzi avesse ogni venerdì chiesto in Consiglio dei Ministri: "Aiutatemi a capire che guaio ho combinato questa settimana!", non sarebbe stato infine costretto a dire:
"Non credevo che potessero odiarmi così tanto" (Corriere della Sera)
Farci rimpiangere di non essere stati governati da un personaggio di Groucho Marx è stato il capolavoro politico del "Rottamatore".

Vorrei far notare che, se fossi stato cittadino americano, avrei votato per Clinton, ma non mi sogno certo di dire che le persone che hanno votato Trump erano ignoranti.

Sapevano quello che volevano, purtroppo.

Raffaele Yona Ladu Âû
Ebre* gendervague

Per i/le complottist*




Anche qui riporto (con modifiche) il post [1] su Facebook:

Dedicato ai complottisti che dicono che l'universalismo, l'internazionalismo, il federalismo sono delle trappole escogitate dai "burattinai" per dominarci meglio.

Riepilogo la storia degli Orazi e dei Curiazi: le città di Roma ed Albalonga erano in guerra, ma decisero di non combattere una regolare battaglia campale (ambo le città vantavano di discendere da Romolo, e la guerra sarebbe stata pertanto fratricida), ma di affidare a due gruppi di guerrieri (i tre fratelli Curiazi di Albalonga ed i tre fratelli Orazi di Roma) le sorti del conflitto.

Che accadde? I tre Curiazi uccisero due Orazi, ed il terzo fuggì. I Curiazi lo inseguirono, e commisero un colossale errore: anziché rimanere uniti, andarono in ordine sparso.

Il primo dei Curiazi, quello rimasto illeso, e che poteva correre più velocemente, raggiunse l'Orazio, che però si voltò fulmineamente e, cogliendo di sorpresa l'avversario, lo uccise.

Gli altri due Curiazi non impararono la lezione, ed anziché riunirsi per affrontare insieme l'Orazio, continuarono a gareggiare in velocità (uno era ferito più gravemente dell'altro, ed era pertanto più lento di lui), affrontando così uno alla volta l'Orazio, e venendone uno alla volta uccisi.

Si dice: "Che astuto l'Orazio!" No: che indisciplinati i Curiazi!

In guerra non si affronta mai il nemico da soli (il guastatore che si infiltra dietro le linee nemiche per sabotarne le difese è eccezione solo apparente, perché la sua missione esige che rimanga nascosto e, non facendosi scoprire, non debba combattere), è più importante la vittoria comune della gloria individuale, e non si abbandonano mai a se stessi i compagni d'arme feriti - perché non è vero che sono un peso morto!

Chi pensa che abbandonare l'Unione Europea ci liberi dalla schiavitù dei presunti "burattinai" sta ragionando come i Curiazi, che non si rendono conto che Vladimir Orazio Putin non aspetta altro che di infilzarci uno alla volta.

Ed il primo Curiazio era una donna di nome Hillary Clinton.

Raffaele Yona Ladu Âû
Ebre* gendervague



P. S.: Un signore mi ha risposto che l'unione europea non sarà completa finché non comprenderà la Russia, e sembrava convinto che la Russia dovesse temere l'UE più del contrario.

[2] afferma che la Russia sta sostenendo - finanziariamente e politicamente - un movimento euroscettico per eccellenza, come il Movimento 5 Stelle.

Questo significa che la sua politica non è quella di rafforzare l'UE per chiederne l'ammissione e diventarne il più grande paese membro, per superficie, popolazione, risorse naturali, e poi combattere lealmente per l'egemonia culturale dell'UE (una politica che troverebbe il mio consenso), ma di abbatterla.

Questo perché l'UE è una società aperta, e la libertà di movimento e di commercio al suo interno ne è il simbolo. Il governo moscovita non vuole che la Russia lo diventi. Se poi i singoli paesi europei subiscono il dominio della Russia, meglio ancora.

[3] ricorda inoltre che la Chiesa ortodossa russa è quella che ha fatto meno passi avanti per liberarsi dall'antisemitismo - l'autore cerca di distinguerlo dall'antigiudaismo, ma quando dice che gli ebrei convertiti al cristianesimo in Russia vengono visti assai male dagli stessi loro correligionari cristiani (e ne fa personalmente esperienza perché si dichiara di origine ebraica), devo pensare che siamo di fronte alla medesima diffidenza dei "viejos cristianos" verso i "nuevos cristianos" nella Spagna di alcuni secoli fa, diffidenza che mostrò che l'odio verso una religione era già diventato odio verso una stirpe - se non verso una razza.

Questo significa che, se diffondere in paesi a maggioranza cattolica o protestante panzane antisemitiche (come quelle di cui parlo qui) significa mettersi contro le stesse chiese cristiane, che metterebbero infine i bastoni fra le ruote, farlo in un paese a maggioranza ortodossa significa invece non trovare ostacoli, ma anzi, incoraggiamento.

Diffondere perciò teorie del complotto basate sugli "illuminati" e sui "protocolli dei savi anziani di sion" (minuscolo deliberato) non farebbe al Cremlino il danno che farebbe a Palazzo Chigi, all'Eliseo, a Downing Street, eccetera.

Chi paga questi siti?

Teorie del complotto

[1] https://www.facebook.com/raffaele.ladu1/posts/1335514029832085

Riporto qui (con modifiche) quello che ho scritto in [1]:

Il 02/12/2015 ho dovuto bloccare su Facebook una lesbica dichiarata (ha contratto un'unione civile) per aver condiviso sulla sua bacheca e raccomandato la lettura di una pagina sugli Illuminati.

Gli illuminati sono veramente esistiti come ordine segreto paramassonico nella Germania del 18° Secolo, fondato da Johann Adam Weishaupt, ma ora sarebbero le persone che controllano il mondo dietro le quinte, e chi ne descrive l'attività ricorre a panzane antisemitiche come i "protocolli dei savi anziani di sion" (minuscolo deliberato), combinandole in modi che non hanno alcuna logica interna - per esempio, affermando che Weishaupt nel 1770 avrebbe redatto un'opera ispirata appunto ai predetti "protocolli", intitolata "il nuovo testamento di satana" (minuscolo deliberato).

Problema: i "protocolli" sono stati pubblicati nel 1903 (edizione ridotta) e nel 1905 (edizione completa), ed affermano (falsamente: nel 1921 è stato provato che sono invece la scopiazzatura di un libello satirico contro Napoleone 3° intitolato "Dialogue aux enfers entre Machiavel et Montesquieu", pubblicato nel 1864 da Maurice Joly, e tradotto in russo nel 1872 - quando un gruppo di agenti della polizia segreta zarista ricevette l'ordine di lavorare per inventare panzane antiebraiche, loro decisero invece di rubare lo stipendio plagiando quell'opera) di essere i verbali segreti del 1° Congresso Sionista di Basilea del 1897.

Aveva la macchina del tempo Weishaupt per leggerli con oltre un secolo d'anticipo? E come mai solo i complottisti attribuiscono a lui "il nuovo testamento di satana", ed i siti seri dedicati a lui ignorano l'opera? E come mai alcuni dicono che Weishaupt era un apostata cristiano, ed altri che invece era un ebreo convertito?

Secondo Wikipedia (in inglese - la voce in italiano è infarcita di complottismo), lui era figlio di un'illustre famiglia cristiana di professori universitari - e non pronunciò mai una dichiarazione di apostasia. Anche se Weishaupt perse la cattedra universitaria e fu esiliato per aver fondato una società segreta, mi sa che Weishaupt è stato qui tirato per la giacchetta e gli si vogliono far pagare colpe non sue.

Vorrei far notare inoltre questo: io sono Asperger, cioè "neurodiverso" perché autistico, e noto che i "neurotipici" (cioè quelli che possono vantarsi di non essere autistici) hanno una tremenda paura di essere coglionati - e questa paura li fa abboccare a tutte le possibili teorie del complotto.

In realtà, basterebbe farsi la domandina: di chi fanno gli interessi codeste teorie?

Queste teorie attaccano l'illuminismo, il liberalismo e la democrazia politica, e sostengono il tradizionale (e fino a qualche decennio fa dogmatico) antisemitismo cristiano.

Quello che sembrano dire è che la democrazia politica ha solo avuto il risultato di sostituire dei re voluti da Dio con dei burattinai scelti da Satana. E nel Vangelo secondo Giovanni si dice che il diavolo è il padre degli ebrei che non hanno creduto in Gesù.

Infatti, tra i principali sostenitori di codeste teorie del complotto ci sono i cattolici reazionari - non so quali siano le credenze religiose della lesbica che ho bloccato, ma credo che le verrebbe un colpo se le facessi notare che, abbracciando e diffondendo tali teorie, ha pronunciato un "Credo" molto più importante per codesti cattolici (omofobi, ça va sans dire) del Simbolo Apostolico!

Infatti queste teorie del complotto hanno il carattere delle professioni di fede: tu non le abbracci perché sei convinto del loro valore, ma per dimostrare che appartieni ad un gruppo sociale ben definito - quello di chi è convinto di essere "troppo furbo per farsi fregare!"

Ma quando vedo un(')omosessuale che così facendo finisce invece con l'appoggiare l'organizzazione che più gli/le ha nuociuto (smentitemi se ci riuscite!), mi chiedo perché un* autistic* rischia di essere dichiarat* incapace di intendere e di volere, mentre un* neurotipic* no.

Chi crede nelle teorie del complotto è pregat* di andarsene prima che io l* cacci. Come ho già scritto, la mancanza di solidarietà umana (le teorie del complotto sostengono che l'universalismo, l'internazionalismo, il federalismo sono una trappola) e la mancanza di intelligenza (non posso ritenere dimostrazione di intelligenza l'aderire ad una teoria del complotto) sono ottimi motivi per perdere la mia amicizia.

Raffaele Yona Ladu Âû
Ebre* gendervague

sabato 3 dicembre 2016

Come autoconfutarsi











[1a] ed [1b] sono due versioni del medesimo articolo - [1a] è più breve, ma più leggibile di [1b].

L'articolo, che sostiene che la Sindrome di Asperger ed il Disturbo di Personalità Borderline sono la stessa cosa, ha irritato parecchio i partecipanti al forum di Spazio Asperger (come ad esempio l'autore di [2]), ed io vorrei far notare che l'autore riesce lui stesso ad autoconfutarsi.

Per prima cosa, osserviamo che la letteratura scientifica mette in guardia dal rischio di confondere la Sindrome di Asperger con il Disturbo di Personalità Borderline [3]; il criterio principale per la diagnosi differenziale è l'età d'insorgenza: un disturbo di personalità non può esordire prima della tarda adolescenza, mentre una sindrome neurologica si fa notare già nell'infanzia.

Questo rende impossibile confondere la sindrome ed il disturbo, ad onta dei numerosi tratti comuni - ammetto di essere stanco, e perciò mi limito a consigliarvi gli articoli citati, cioè [3], [4], [5], [6] (non conosco il tedesco, e posso solo sperare che l'articolo sia valido).

[7] ed [8]  ricordano che può esserci pure la comorbidità - ovvero una persona con Sindrome di Asperger può sviluppare crescendo un Disturbo di Personalità (tra cui il Borderline), che si aggiunge alla precedente condizione senza sostituirla - e peggiorando comunque la vita della persona.

[9] avverte che è più difficile diagnosticare la Sindrome di Asperger nelle donne, ed in esse la comorbidità è più frequente.

Tornando all'argomento principale di questo post, ovvero di come Romeo Lucioni riesce ad autoconfutarsi, vorrei far notare che del paziente Affa, che dovrebbe dimostrare che Asperger e Borderline sono la stessa cosa, l'autore riferisce che (uso sempre le parole dell'autore):

- "Intorno ai dieci anni comparivano i primi segni psicopatologici con rifiuto di mantenere rapporti con i coetanei ed una certa tendenza all’isolamento;"

- "Il rapporto con i ragazzi autistici (o disabili gravi) è veramente commovente; i pazienti hanno imparato ad apprezzarlo ed a volergli bene; gli abbracci affettuosi che si scambiano sono la dimostrazione più chiara di quanto la affettività di Affa si sia sbloccata e di quanto il lavoro con lui sia ricco di esperienza, di crescita, di vivacità, di sicurezza. La sua creatività è sempre fonte di sorprese e ogni giorno crea situazioni terapeutiche capaci di sciogliere i nodi di chi non può, la sua forza di volontà è sempre uno sprone e la sua fermezza dà il “la” per andare avanti. Quando ha dovuto lavorare con un bambino diagnosticato “autistico” a due anni e mezzo, ha commentato “… sono sicuro che lo tireremo fuori!”."

Lucioni previene l'argomento dell'esordio precoce della sintomatologia [10] dicendo che nei pazienti borderline i prodromi si hanno già dai tre-quattro anni; ma il paziente borderline cerca freneticamente di non essere abbandonato, ed il ritiro sociale è una cosa più caratteristica degli Asperger.

Inoltre, a Lucioni non viene nemmeno in mente di spiegare perché, se Affa si dimostra un eccellente operatore sanitario con i bambini autistici (anche se non ha terminato nemmeno le superiori), non viene messo alla prova con gli adulti di una struttura residenziale per pazienti borderline gravi.

Se Asperger e Borderline sono la stessa cosa, chi ha del talento nel trattare gli autistici dovrebbe essere capace di intervenire proficuamente anche con i borderline.

Qui invece Romeo Lucioni non si dimostra del tutto convinto di quello che afferma - si è autoconfutato.

Un altro argomento interessante, che Romeo Lucioni non affronta, è quello del ben diverso decorso clinico della Sindrome di Asperger e del Disturbo di Personalità Borderline.

Mentre la Sindrome di Asperger è una condizione stabile della persona, il cui comportamento può migliorare solo di poco e solo lentamente, grazie all'esperienza o ad una psicoterapia, [10] afferma che del Disturbo di Personalità Borderline si ha una remissione (non nel senso che si guarisce completamente, ma che i sintomi diventano meno preoccupanti - tanto da non consentire più una diagnosi clinica) nel 74% dei casi dopo 6 anni e nell'88% dopo 10.

Noi Aspie non possiamo "sperare" in questo. Vivremo sempre nel "pianeta sbagliato".

Raffaele Yona Ladu
Ebre* gendervague