domenica 5 febbraio 2017

Moshe Idel contro i no gender

Mi permetto di riportare la prefazione (spezzandone alcuni paragrafi per evidenziare dei concetti) scritta da Moshe Idel (scusate se è poco) nelle pagine 7-9 del libro:

(Inizio)

La direttrice sessualizzante nella mistica ebraica


Nel pensiero ebraico è possibile individuare due diverse direttrici. La prima si sforza di attenuare la polarità sessuale, sia cercando di desessualizzare il mondo divino sia affermando che lo stato di perfezione trascende quella polarità. Questa tendenza alla desessualizzazione è rappresentata, nella filosofia ebraica, da Maimonide e dai suoi seguaci.

L'altra direttrice postula invece la centralità della polarità sessuale in diversi ambiti, compreso il mondo divino. In realtà uno dei principali contributi che certi mistici ebrei hanno dato all'ebraismo è stato proprio quello di sottolineare la necessità degli elementi maschile e femminile, non soltanto nel regno animale e nel mondo umano, ma anche al livello del cosmo e dell'universo divino. Già nel Talmud si legge che
«ogni cosa che Dio ha creato, l'ha creata maschio e femmina» [1],

ma nel pensiero rabbinico è difficile trovare una visione della realtà in cui vere e proprie ipostasi riflettano una polarità sessuale. Si trova invece qualcosa del genere nella letteratura gnostica, per esempio in un'interessante versione del racconto biblico del paradiso terrestre, dove si legge:
«Allora, adirato, il dio arconte degli eoni e delle forze ci divise: noi diventammo due eoni, e così la gloria che era nel nostro cuore abbandonò me e tua madre Eva» [2].

Adamo ed Eva, quindi, non sono più la prima coppia umana in un luogo paradisiaco, ma sono entità ipostatiche. Una tale elevazione dei due protagonisti riflette, a mio avviso, i mitologemi giudaici associati ad un tema che risente di un dibattito, riportato nel Simposio di Platone (189-191) sulla collera di Zeus che provoca la scissione delle due componenti di ognuno dei tre generi primordiali.

Questa sessualizzazione della realtà, che rispecchia precedenti fonti giudaiche, è stata accentuata da molti maestri cabbalisti fin dall'inizio di questa dottrina, come sappiamo da un testo di R. Avraham ben David, famoso autore del XII secolo che operò a Posuières, nella Francia meridionale. La Cabbalà zoharica ha dato a questa tendenza un'articolazione ancora più esplicita, che trova la sua formulazione nel trattato più esoterico dello Zohar stesso, dove si sostiene che, poiché non c'era equilibrio fra le potenze maschili e femminili all'interno del mondo divino, il processo di emanazione non poteva procedere.

Tuttavia, si danno anche casi in cui la polarità sessuale viene individuata all'interno dell'anima umana, come ci insegna, fra gli altri, l'opera di un maestro chassidico del XVIII secolo, R. Avraham Yehoshu'a Heschel, il Rabbi di Apta. Nel suo Sefer Ohev Yisra'el (libro dell'amante d'Israele) egli afferma, con espressioni che evocano la teoria junghiana di anima ed animus, che
«tutto nel mondo possiede necessariamente aspetti maschili e femminili. Questo è particolarmente vero per l'adoratore di Dio, che deve possedere gli aspetti del maschio e della femmina ... cioè quello dell'emanatore e quello del ricevente. L'aspetto del maschio significa, per esempio, che l'entità che sempre emana, grazie alla sua santità e al suo grande attaccamento e alla purezza del pensiero, emana un piacere spirituale che raggiunge le luci, i mondi e gli attributi superni. Ma egli ha anche un aspetto femminile, quello cioè che funge da ricevente e porta ai mondi inferiori l'influsso derivante dai mondi superni ed a tutti [i membri della] comunità d'Israele tutto quanto loro necessita, e ogni sorta di grazia, come <figli, vita e sostentamento>, guarigione, ecc. L'aspetto maschile ha un suo influsso sull'alto e questo influsso si fa seme e diventa un aspetto del maschio per la femmina ... e l'aspetto femminile del Giusto (lo Tzaddiq) è la sua capacità di ricevere l'influsso superno e di portare dall'alto al basso ogni sorta di cose buone e di beni materiali» [3].

La polarità, dunque, non è soltanto una questione di ipostasi cosmiche, ma anche di poteri psichici, ed anche di stati mistici nei quali il giusto chassidico si pone in una duplice relazione con la divinità, in quanto può fungere sia da maschio che da femmina.

Questo forte bisogno di distinguere fra maschile e femminile e al tempo stesso di consentire certe forme di equilibrio fra i due, che costituisce una direttrice fondamentale della mistica ebraica, può spiegare anche l'importanza crescente che il ruolo della potenza divina femminile - la Shekhinà - viene ad assumere in gruppi di mistici dai quali le donne sono assolutamente escluse. Sembra quasi che i mistici ebrei abbiano integrato la loro esperienza di studio rigorosamente maschile coltivando una mistica in cui si staglia eminente una figura femminile.

Ritengo che questa ricerca dell'esistenza di diverse forme di polarità sessuale sia un elemento essenziale del pensiero ebraico che si differenzia dalle tendenze di fondo riscontrabili nel pensiero greco e in certe forme di religiosità gnostiche e cristiane, dove il culmine dell'esperienza di perfezione è visto come uno stadio trans-sessuale dell'essere.

In una cultura basata sulla famiglia e sulla comunità e nella quale si metteva al primo posto il comandamento della procreazione, l'importanza della differenza e dell'equilibrio fra i sessi veniva proiettato dal piano umano ad altri piani della realtà.

Il lavoro pionieristico di Arturo Schwarz, Cabbalà e Alchimia, testimonia del più ampio ruolo svolto da questa tendenza in diverse fonti, comprese quelle cabbalistiche

Moshe Idel

(Note)

[1] bBava Batra 74b

[2] Apocalisse di Adamo, in Le Apocalissi gnostiche, Milano, Adelphi, 1987, p. 5

[3] Avraham Yehoshua' Heschel di Apta, Ohev Yisra'el, Zhitomir 1863, fol. 81cd.

(Fine)

A questo punto prendersela con i "no-gender" vuol dire sparare sulla Croce Rossa.

Innanzitutto, i "no-gender" esigono di normalizzare a loro immagine e somiglianza la teologia cristiana in particolare, e la vita sociale in generale - mentre il pensiero ebraico anche in questo campo si dimostra plurale, con diverse concezioni del ruolo della polarità maschio-femmina nel Creatore e nella creazione.

Dovendo cercare una base comune a codeste concezioni, direi che la prima (desessualizzazione) e la terza (polarità intrapsichica) hanno in comune il rendere impossibile distinguere l'essenza delle persone sulla base della polarità sessuale.

La tendenza desessualizzante, così come descritta da Idel, descrive la polarità sessuale come un attributo non applicabile al Creatore, e solo transitorio nelle persone - non riguarda quindi l'essenza.

La tendenza a rinvenire la polarità intrapsichica all'interno del Creatore e di ogni individuo la rende essenziale per tutti, ma la priva di ogni valore distintivo - tutte le persone hanno la medesima essenza, ed esprimono mascolinità e/o femminilità in modi e momenti diversi.

La seconda tendenza, quella di sessualizzare ogni ente, per cui esso è o maschile o femminile (il Creatore è invece androgino), e la sygizia o coniunctio oppositorum (per usare termini non cabalistici, ma junghiani) presume un'unione dei corpi (nel matrimonio, è il caso tipico) prima ancora che delle anime, sembra una versione meno evoluta della terza (la polarità intrapsichica), ma in essa in qualche modo confluisce.

Arturo Schwarz, sulla scorta degli antichi alchimisti e di Carl Gustav Jung, distingue rigorosamente tra "alchimia spirituale" (volta allo sviluppo intrapsichico di chi la pratica) ed "alchimia operativa" (volta alle trasformazioni chimiche), ma credo che sia impossibile una "trasformazione" al solo livello psichico senza mutare la realtà materiale.

In particolare, un uomo non può entrare in contatto con la propria anima, la sua parte femminile intrapsichica, se non ha un rapporto positivo con le donne della sua vita - e neppure le donne possono entrare in contatto con il proprio animus senza un rapporto positivo con gli uomini della loro vita.

Si può contestare che queste dottrine sono nate cissessiste ed eterosessiste, e che esigono correzioni per tener conto delle persone non etero e non cis, ma quello che a me importa mostrare è che è sbagliato pensare che la tradizione ebraica (ed il cristianesimo che ne deriva) imponga di pensare agli uomini ed alle donne come a persone essenzialmente diverse.

Ho già argomentato semmai il contrario: Genesi 2:23 nega questo, con buona pace di Edith Stein.

Raffaele Yona Ladu
Ebre* gendervague